La tassa sui rifiuti arriva a 9,5 miliardi ma cala la qualità del servizio delle amministrazioni locali.
Sebbene l’Italia continua a restare lontana dall’obiettivo 2020 in termini di riciclaggio, le famiglie italiane tornano a fare i conti con la Tari. L’ultima indagine di Cittadinanzattiva ha analizzato le tariffe rifiuti applicate in tutti i capoluoghi di provincia nel corso dell’anno, la spesa media di una famiglia tipo, composta da tre persone e con una casa di proprietà di 100 metri quadri, si attesta oggi sui 300 euro, una cifra sostanzialmente invariata rispetto allo scorso anno.
La regione che riporta la spesa più alta è la Campania con 419 euro annui, si posiziona al primo posto in contrapposizione il Trentino Alto Adige (193 euro).
Visto l’attuale stato emergenziale che stiamo vivendo tutti, comprese le amministrazioni, al fine di alleggerire i carichi amministrativi di enti e organismi pubblici, il decreto Cura Italia ha previsto per quest’anno lo slittamento del termine per l’approvazione delle tariffe 2020 al 30 giugno nonché l’opportunità per i Comuni di adottare quelle previste per il 2019. Ciò nonostante le disparità territoriali restano evidenti.
I 10 capoluoghi ritenuti “più costosi” appartengono tutti alle regioni del sud: al primo posto si posiziona Catania con 504 euro, in linea rispetto al 2019, seguita da Cagliari con 481 euro, Benevento con 464 euro e Salerno con 462 euro. Chiude la top5 Napoli con 455 euro. I capoluoghi “più economici”, invece, appartengono prevalentemente alle regioni settentrionali, anche se tariffe ragionevolmente economiche si registrano ad Isernia (185 euro) e Vibo Valentia (184 euro).
Intanto aumentano gli obiettivi in agenda per il 2030, già disattesi dall’Italia per il 2020:
– Obiettivo dell’Agenda 2030 dell’Onu, “ridurre le diseguaglianze”, vuole essere uno strumento al servizio dei cittadini e delle istituzioni, che restituisca una fotografia della purtroppo disparata geografia dell’Italia in termini di erogazione del servizio di gestione dei rifiuti urbani riguardo agli aspetti tariffari, la qualità e le tutele.
– Obiettivo 2035 per l’implementazione della raccolta differenziata: oltre a confermare gli obiettivi di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio per il 2020, il decreto legislativo 116/2020 in vigore a decorrere dal 26 settembre 2020 definisce i nuovi obiettivi per il 2025 (55% in termini di peso), il 2030 (60%) e il 2035 (65%) posti a carico dei rifiuti urbani. Scadenze sono state introdotte per l’implementazione della raccolta differenziata dei rifiuti organici (31 dicembre 2023).
Nonostante si sia registrato negli anni un miglioramento della raccolta differenziata (dal 55,9% del 2017 al 58,8% del 2018) rischiamo paradossalmente di avere problemi al raggiungimento degli obiettivi fissati entro il 2035 per il riciclo (65%).
ECONOMIA CIRCOLARE e RACCOLTA DIFFERENZIATA sono sue facce della stessa medaglia e senza la buona riuscita dell’una non può esserci l’altra.
Dal Rapporto Openpolis sui rifiuti riciclabili in Italia: siamo appena al 58%. Grandi disparità quindi tra Nord e Sud, ma anche all’interno delle singole regioni.
Altro dato preoccupante è fornito dal secondo monitoraggio dell’Osservatorio Tasse Locali di Confcommercio, che ha rilasciato uno studio sull’andamento della Tari dal 2010 ad oggi.
I dati registrano una crescita incontrollata della tassa, e che adesso vale 9,5 miliardi. La raccolta delle informazioni riguarda principalmente le imprese del terziario.
Confcommercio ha elaborato una stima anche in base alla tipologia di attività. È emerso che a quasi tutte le categorie di commercianti vengono applicate quote sempre maggiori. L’aumento più importante della Tari è stato registrato da ristoranti, discoteche e negozi di abbigliamento e librerie; va, inoltre, sottolineato l’aspetto “superficiale” della TARI, rispetto a cui a parità di rifiuto conferito la Tari è più onerosa per attività che hanno locali più grandi. Questo da sempre è il grosso limite della TARI (che già da qualche anno sarebbe dovuta essere sostituita dalla TARIP, tariffa puntuale) al punto tale che per alcune attività diventa insostenibile, tanto da determinarne la chiusura, a causa delle tariffe sempre più gravose.
L’Unione Nazionale Consumatori considera la Tari “una tassa regressiva” perché sfavorisce i nuclei con redditi più bassi senza portare risultati significativi. “Più il comune è incapace, più i consumatori devono pagare”, commenta il Presidente di UNC, Massimiliano Dona, che aggiunge “va rivista”.
Il 9 giugno 2019 e’ stata approvata all’unanimità la proposta della consigliera Stefania Fanelli divenuta delibera di consiglio comunale n. 54 affinché si pubblicassero periodicamente con manifesti in città i dati della raccolta differenziata suddivisi per tipologie indicando i siti di conferimento.
Un modo concreto per far sentire coinvolti i cittadini nell’ operazione di differenziazione dei rifiuti. Bisogna lavorare sulla corretta informazione e sensibilizzazione perché solo una qualità alta di raccolta differenziata produce corrispettivi ( introiti) significativi da poter reinvestire in risparmio in bolletta.
Trasparenza, democrazia e partecipazione.
Comitato Terra Marano
Terra Campania