“Ha reagito dopo aver visto la pistola puntata in faccia alla figlia e alla nuora, due ragazze, entrambe minorenni, che stavano lavorando in pescheria. Voleva difendere loro, non l’incasso”. A parlare, come riporta il quotidiano Il Mattino di Napoli, è l’avvocato Marco Izzo legale della famiglia di Antonio Morione. L’uomo è stato ucciso, nella tarda serata di giovedì 23 dicembre, all’interno della sua pescheria di via Giovanni Della Rocca a Boscoreale (Napoli) dove stava lavorando in compagni degli altri componenti della sua famiglia.

Ucciso per difendere la figlia e le altre persone presenti nel locale – aperto a tarda sera come da tradizione in vista delle imminenti serate natalizie – contro cui era stata puntata una pistola nel tentativo di sottrarre l’incasso dell’intera giornata. Come avevano già fatto, pochi istanti prima, in un’altra pescheria poco distante. Alla vista di quell’arma puntata, Antonio Morione avrebbe – come spiega l’avvocato – afferrato uno dei tanti coltelli utilizzati per la pulitura del pesce. Ed è in quel momento che uno dei tre malviventi (che si erano presentati fuori dal locale a bordo di una Fiat 500) ha aperto il fuoco all’impazzata. Quattro colpi, di cui uno ha centrato in pieno il pescivendolo molto noto nella comunità di Boscoreale provocando la sua morte.

In attesa dei funerali, proseguono le indagini degli inquirenti. I carabinieri hanno ritrovato l’auto dei tre criminali al Piano Napoli della cittadina campana. Un luogo che non si trova a molta distanza dalla pescheria in cui è avvenuto il delitto. La vettura aveva uno dei pneumatici squarciati e per questo i tre hanno dovuto fermare la propria corsa e proseguire a piedi (o a bordo di un altro mezzo). Le indagini, però, sono complicate. Nella zona non sono presenti – come invece sembrava all’inizio – telecamere di videosorveglianza.

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