Dopo settimane trascorse concentrando l’attenzione sulle elezioni del capo dello stato e il futuro di Draghi, il dibattito sull’economia italiana sembra passato in secondo piano.
Al di là dei facili proclami sulle stime del PIL, il futuro economico prossimo dell’Italia non sembra in realtà cosi florido. Le tensioni geopolitiche e il conseguente aumento dell’energia, le criticità strutturali del sistema industriale, l’inflazione e il progressivo ritorno all’aumento dei tassi d’interesse sembrano poter minare le fragili basi della crescita italiana.
Per il prof. Valerio Malvezzi le politiche messe in campo della classe politica sono assolutamente insufficienti. La strategia economica dell’esecutivo sembra infatti non voler impegnarsi nel sostenere il tessuto della piccole e medie imprese italiane, favorendo al contrario un modello esterofilo basato sulle big corporate. Malvezzi sottolinea come anche il PNRR, considerato la panacea di tutti i mali italici, si risolverà nell’incapacità degli enti locali di mettere a terra i progetti destinati ai fondi europei. L’indebolimento infatti delle strutture tecniche degli uffici pubblici e i tagli apportati alla macchina amministrativa italiana da politiche miopi condenseranno di fatto il PNRR al fallimento.
Il prof. Valerio Malvezzi in diretta a “Un giorno speciale” su Radio Radio afferma: “Il nocciolo della questione è che c’è una precisa colpa in tutto ciò ed è quella di aver scelto un modello economico che si basa sulla finanza e non sull’economia. Noi stiamo distruggendo la piccola impresa e la libera professione italiana. Non stiamo capendo da 30/40 anni che, un paese dove distruggi il settore privato, è un paese dove tu crei disoccupazione. Non si può tenere in piedi un paese solo con il PIL pubblico.
Io sono un sostenitore dell’intervento pubblico in economia, cioè l’opposto di quello che abbiamo fatto negli ultimi 30 anni, ma quell’intervento pubblico deve essere finalizzato non a fare il PNRR che sarà una presa per il c**o mondiale e planetaria. Questo perché noi non riusciremo con lo Stato a spendere, perché lo Stato delega regioni, province e comuni, una capacità di spesa che questi non hanno più. Quindi noi stiamo parlando di intervento pubblico in economia per fare delle cose decise da burocrati a Bruxelles che ascoltano degli interessi internazionali di corporate multinazionali. E, per contro, stiamo distruggendo le piccole aziende edili ma anche quelle artigiane.
Stiamo distruggendo il settore privato italiano per una ragione fondamentale: nessun parlamentare italiano conosce che cosa sia un’azienda, o comunque solo una ristretta minoranza. Sono lì a disquisire su chi sarà il Presidente della Repubblica. Tra l’altro stanno facendo una figura barbina: in 7 anni che lo sapevano, i politici non sono riusciti a trovare un sostituto per Mattarella. Tutti i partiti e i movimenti politici hanno fatto una figura miserabile, dimostrando che in questo paese non esiste più una classe politica degna di essere definita tale. Una figura così non si vedeva da decenni. Cosa possiamo aspettarsi da una classe politica di quel livello, che non riesce nemmeno ad esprimere le regole base del Governo di uno Stato?
Il vero problema non è la singola norma o il singolo settore, il vero problema è che in Italia manca completamente la cultura di impresa e della libera professione. Il dramma è che abbiamo una classe politica che pensa nel breve ed è incapace di fare quello che dovrebbe fare”.