Riprendono oggi a Istanbul, dopo due settimane di sostanziale stallo, i negoziati tra Russia e Ucraina per un cessate il fuoco, mentre la tensione resta alta sia sul terreno che a livello diplomatico.

Il contesto in cui si aprono i negoziati di Istanbul non è dei migliori, preceduti da nuovi botta e risposta tra Biden che insiste nel definire Putin “un dittatore” e accuse di ingerenza da parte del Cremlino. Il portavoce Dmitry Peskov, in una lunga intervista al network statunitense Pbs, ha accusato l’Occidente di avere dichiarato, con le sanzioni, una “guerra economica” contro la Russia che deve ora adattarsi a “nuove condizioni”, “sfortunatamente” “piuttosto ostili”. Peskov ha poi affermato che “nessuno in Russia sta prendendo in considerazione l’idea di usare armi nucleari” nè ha in programma di attaccare nessun paese della Nato, a meno che non sia “un atto reciproco”. L’Ucraina sta valutando di accettare lo status di neutralità mentre la Russia non chiederebbe più che l’Ucraina venga “denazificata” ed è pronta a lasciare che Kiev aderisca all’Ue a patto che rimanga militarmente non allineata. Tuttavia “non stiamo commerciando persone, terra o sovranità”, ha affermato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba arrivando a Istanbul, chiarendo che “l’obiettivo minimo dei negoziati saranno i corridoi umanitari e quello massimo il raggiungimento di un accordo su un cessate il fuoco”.

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