Bacoli: Se diciamo oro nero in Campania non parliamo di petrolio, ma di cozze.
Erano infatti un prodotto talmente tanto importante per l’economia locale sin dai tempi dell’antica Roma che le troviamo addirittura sulle monete.
Erano raccolte in particolare a Bacoli, dove ancora oggi c’è una fiorente produzione di mitili che sono caratterizzati da un sapore particolarissimo grazie al mix particolare di acqua salata e dolce che si trova dalle parti del Lago Fusaro.
La massima produzione arrivò nel ‘700, quando la sola Bacoli vendeva ogni anno 600.000 cozze a Napoli.
Poi, Ferdinando IV di Borbone trasformò la zona in un allevamento di ostriche, di cui andava ghiotto. Almeno fino alla caduta del Regno delle Due Sicilie, quando tornarono di nuovo ad imporsi i nostri simpatici mitili.
Nel 1973, con l’epidemia di colera, arrivò la mazzata finale: tutti gli stabilimenti ittici campani andarono al collasso. Anche se la malattia si diffuse per colpa di cozze importate dalla Tunisia.
Dopo aver scoperto questa storia, se ci capita di passare per Bacoli, non perdiamoci un’eccellente impepata di cozze.