Asia: Questo pomeriggio, alle 17:00 italiane, prenderà il via la diciottesima edizione della Coppa d’Asia con la partita inaugurale tra i padroni di casa del Qatar e la nazionale del Libano.

Nelle 17 edizioni finora disputate, il Giappone è la nazionale con il maggior numero di successi, con quattro vittorie. Seguono Arabia Saudita e Iran con tre vittorie, Corea del Sud con due e Qatar, Australia, Iraq, Israele (non più militante nell’AFC, la Federazione Calcistica Asiatica) e Kuwait con una vittoria a testa.

Una competizione che anche quest’anno si prospetta avvincente e dal finale incerto con un bel numero di squadre che alla fine potrebbe spuntarla, proprio a partire dal Qatar, padrone di casa e detentore del titolo, sebbene sulla carta parta leggermente indietro nelle gerarchie rispetto alle super favorite Giappone, Corea del Sud, Australia ed Iran.

Discorso a parte quello relativo alla nazionale saudita guidata dall’ex ct dell’Italia campione d’Europa, Roberto Mancini, che sarà – senza dubbio – una delle squadre da seguire con maggiore attenzione e che forse, rappresenta, la vera mina vagante della competizione. Da quando l’italiano siede sulla panchina dell’Arabia Saudita, infatti, i figli del deserto hanno vinto 4 partite, ne hanno perse 3 e pareggiato due per un cammino tutt’altro che lineare. Ma chissà che il mancio non riesca a riportare dalle parti di Riyad un trofeo che manca da 28 anni, dall’ormai lontanissimo 1996.

Coppa d’Asia che potrebbe riservare anche una sfida sul rettangolo verde proprio tra l’Arabia Saudita ed i padroni di casa del Qatar, due nazioni che da qualche anno si stanno costantemente sfidando attraverso il calcio per conquistare un posto al sole nella geografia della geopolitica mondiale.

E parlando di geopolitica è sicuramente da menzionare la presenza della nazionale palestinese che, inserita in un girone – quello C – non impossibile vista la presenza oltre che dell’Iran, degli Emirati Arabi Uniti e di Hong Kong, vorrà sicuramente ben figurare. Anche perché come detto in una recente intervista da uno dei leader della squadra, Mohammed Rashid, giocheranno per chi combatte, per chi muore, per chi difende la patria, per chi difende le loro case. Una partecipazione che servirà quindi innanzitutto per affermare l’esistenza della Palestina ma anche per dare speranza a chi da tre mesi a questa parte sta eroicamente resistendo e prova a sopravvivere.

Non possiamo, dunque, che augurarci che la nazionale palestinese possa ben figurare in questa competizione e perché no trovare il modo di accendere ulteriormente i riflettori su quel che sta accadendo a Gaza affinché si arrivi ad un immediato cessate il fuoco a tutela delle centinaia di migliaia di civili che lottano quotidianamente tra la vita e la morte.

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