Marano: San Castrese collega Marano a Sessa Aurunca da molto più tempo della prima autostrada Borbonica di Capodimonte. Anzi, volendo guardare ancora più lontano, lo ritroviamo addirittura in Africa. Come è riuscito a finire in così tanti posti assieme?
Letteralmente a pezzi: ogni città possiede un pezzo del corpo del santo.
Si tratta di un martire cristiano proveniente dal Nordafrica che probabilmente portò il culto di Cristo nella zona nord della Campania.
La storia comincia dalle parti di Sessa Auruncanel V secolo, dove ancora oggi c’è una frazione chiamata proprio “San Castrese”, dove si presume sia anche morto il vescovo.
Castrese era un religioso nordafricano che attraversò il mediterraneo e giunse dalle parti dell’antica Suessa (pare sia sbarcato sulle rive dell’attuale Baia Domizia) per sfuggire alle persecuzioni di Genserico, re dei Vandali.
In Italia, che all’epoca era divisa fra i bizantini di Belisario e i Goti, Castrese cominciò la sua opera di evangelizzazione in tutta l’area nord della Campania, ma fu specialmente amato a Volturnum, dove aveva un seguito di fedeli molto appassionato. E ancora oggi Castel Volturno è uno dei luoghi in cui il culto del santo è più sentito, con una continuità di circa 1500 anni.
San Castrese è diventato il patrono della città di Marano perché probabilmente fondò proprio da queste parti la prima comunità cristiana.
Quel che è certo è che, dopo la morte di Castrese, i fedeli chiesero a Sessa Aurunca “un pezzo” del santo tanto amato: ottennero un braccio, che è stato incastonato nella statua ancora oggi esistente.
Ma la chiesa a lui dedicata fu costruita solo nel 1600. Ed oggi è fra le più belle della provincia napoletana. Ha anche un tocco milanese: la famiglia Visconti donò infatti una fonte battesimale di epoca romana alla chiesa appena nata.
Per giunta, durante alcuni lavori di restauro recenti, è spuntata una antichissima testa di legno del Santo, che probabilmente ha più di cinque secoli.
Sono presenti anche sei Tele che riproducono alcuni prodigi attribuiti al Santo che riguardano la città di Marano, avvenuti dalla seconda metà del Seicento alla seconda metà del Novecento, per alcuni dei quali esistono testimonianze scritte nell’Archivio storico parrocchiale e per gli altri la ricostruzione dei fatti è avvenuta mediante testimonianze orali.
I temi dei miracoli vanno dalle richieste popolari di intercessioni per scongiurare i danni provocati dall’ eruzione del Vesuvio, dal bradisismo e dalla siccità, fino alle grazie ricevute da singole persone salvate da apparizioni del santo o sogni in cui il patrono ha scongiurato la morte di un soldato della seconda guerra mondiale, ha salvato un gruppo di ragazze dallo smarrimento in mare, ha impedito l’arresto, ingiusto, di un padre di famiglia.
ERUZIONE VESUVIO
In una delle tante eruzioni del Vesuvio la cenere espulsa oscurò per molti giorni il cielo della città di Napoli e provincia (compresa Marano) e le persone per svolgere le loro attività dovevano usare le lanterne ad olio perché non esisteva ancora la luce artificiale. Le attività del territorio, agricoltura, artigianato e l’estrazione del tufo dalle cave, si dovettero fermare per l’oscurità. Il popolo esausto capì la necessità di un atto di fede e si affidò a san Castrese. Bastò muovere la statua verso l’uscita della chiesa che appena fu sul sagrato il buio si squarciò, un raggio di sole illuminò il busto del Santo e il cielo cominciò a diventare sempre più limpido e luminoso come era naturale che fosse.
BRADISISMO
Il nostro territorio, situato tra le città di Napoli e Pozzuoli, rientra nei Campi Flegrei dove si verifica il fenomeno del Bradisismo e frequenti terremoti. Nel 1688, durante uno sciame sismico, i fedeli iniziarono ad invocare continuativamente l’intercessione di san Castrese e il 5 giugno 1688, quando si verificò una tremenda scossa che danneggiò molto tutti i comuni limitrofi, Marano non subì alcun danno.
SICCITÀ
Marano ha storicamente una vocazione agricola. Alla fine del seicento si verificò un lungo periodo di siccità, non piovve per anni, i pozzi erano secchi con grande sofferenza della popolazione, degli animali allevati e delle piante sia selvatiche che coltivate che cominciarono a morire, rendendo la situazione insostenibile. Era il 19 luglio 1693 quando a furor di popolo si decise di compiere una lunga processione con il Santo lungo le strade cittadine e improvvisamente, con grande stupore dei fedeli, senza preavviso di tuoni, fulmini o nuvole, cominciò a scendere una copiosa pioggia che risollevò le sorti della città.
SOLDATO
Durante la seconda guerra mondiale un soldato maranese impegnato in Nord Africa nell’assedio di Tobruch , essendo devotissimo di san Castrese gli rivolgeva frequenti preghiere. Una volta erano in quattro in un bunker, il soldato si appisolò e gli venne in sogno san Castrese che lo avvertì di uscire subito dal bunker perché sarebbe stato bombardato. Due dei commilitoni (uno dei quali era di Calvizzano) lo seguirono fuori dal bunker mentre il quarto li prendeva in giro e non volle uscire restando ucciso nell’esplosione. Consapevole di essere stato graziato, scrisse una commossa lettera alla famiglia raccontando l’accaduto. Successivamente venne fatto prigioniero dagli inglesi e mentre era in cella il soldato cucì a mano un quadro con l’effige di san Castrese che si conserva ancora oggi. Un nipote del soldato è attualmente socio dell’associazione san Castrese che opera in parrocchia e rappresenta un fiero testimone della prodigiosa vicenda accaduta al nonno, un evento miracoloso tramandato fino a pochi anni fa anche dal commilitone di Calvizzano.
PESCATORE
Un gruppo di amiche di Posillipo decisero di fare una gita in barca e distrattamente si allontanarono troppo dalla riva perdendo ogni punto di riferimento. Più il tempo trascorreva, più aumentava la paura anche perché non passavano altre barche che avrebbero potuto prestare loro soccorso. Erano terrorizzate, quando si avvicinò a loro una barchetta con un vecchietto dalla lunga barba bianca e disse loro di non avere paura ma di seguirlo perché le avrebbe riaccompagnate a riva. Giunte faticosamente al molo da dove erano partite, si girarono per ringraziare il vecchietto
ma erano spariti sia lui che la sua barca con grande stupore delle ragazze che non hanno mai smesso di domandarsi come sia potuto succedere. Anni dopo una delle ragazze, Maria, dovendosi sposare, lasciò Posillipo dove gli appartamenti erano troppo cari e cercò casa in provincia non senza difficoltà, finchè da alcuni amici fu indirizzata a Marano, città in espansione proprio grazie alla grande domanda di abitazioni a buon mercato da parte delle famiglie napoletane. Trovò casa nel centro storico a pochi passi dalla parrocchia san Castrese e quando entrò in chiesa per la prima volta, nei lineamenti della statua del santo riconobbe il vecchietto che le aveva salvate in mare. Inoltre, durante un pellegrinaggio a Castelvolturno, luogo dello sbarco del santo nel IV secolo d.C., la signora Maria passeggiando nei pressi del fiume vide e riconobbe la barchetta del vecchietto che era attraccata lì da tantissimi anni. La signora Maria è vissuta oltre cento anni senza perdere occasione di raccontare il prodigio di cui era stata protagonista.
BAMBINA
Negli anni ’50 del secolo scorso, un uomo che lavorava nella polizia di Stato, il giorno della festa di San Castrese aveva perso la pistola d’ordinanza e la cercava freneticamente senza esito. Poiché aveva appuntamento con la moglie per partecipare alla celebrazione eucaristica in onore del santo patrono, le confidò che rischiava la galera se non l’avesse trovata dicendole che se non fosse tornato in tempo per la messa significava che era stato arrestato. La figlioletta che si trovava nella sua camera e non sapeva niente dell’accaduto, ebbe l’apparizione di san Castrese che le rivelò il luogo dove era nascosta la pistola: sotto il sedile dell’auto. La bambina lo confidò al padre e la pistola era proprio lì, così la famigliola partecipò con gioia alla Santa celebrazione, testimoniando la grazia ricevuta.