«E coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica». Questo aforisma appena citato è attribuito (probabilmente in maniera errata) al filosofo tedesco Friederich Nietzsche; considerato come uno dei pensatori più originali e innovativi del suo tempo, Nietzsche risulta essere davvero attuale per le tematiche trattate e per il suo filone di pensiero.
In questa citazione si mette in evidenza quanto chi è animato da una forte passione, travolgente e ardente, potrebbe essere considerato folle da chi, invece, non la condivide affatto.
Non è difficile carpire il motivo per il quale si parli di sordità: la musica diviene la cura, la liberazione, la terapia che lenisce le ferite e dona sollievo.
La musica ha la capacità di rivelare all’uomo una realtà privilegiata e divina e si manifesta come conoscenza e sentimento: è una scienza -quasi esatta per l’insieme di tecniche espressive che concernono la sintassi dei suoni-, un’arte privilegiata che sa donare, arricchire, con la sua natura universale ed eterna.
La bellezza dei suoni armonici fa della musica la rivelazione immediata alla volontà diretta, al desiderio di vivere e alla capacità di sopravvive in mondi terreni e ultraterreni.
Cosa si prova quando si ascolta la propria canzone preferita? Che emozioni suscita? La consapevolezza che i cinque sensi sono in allerta, mossi dall’interiorità, dal puro sentimento «al di là del bene e del male» proprio come sottolineava Nietzsche.
È davvero la realtà dei fatti? Oppure, nonostante la musica vada oltre i confini, si è giudicanti? Gli ultimi accadimenti che riguardano il festival di Sanremo, sottolineano quanto il decoro e la volontà di andare «al di là del bene e del male» sia una chimera. Una mera illusione. Una utopia.
L’uomo, essere pensante e riflettente, dovrebbe avere la capacità di andare altrove, e per altrove s’intende giudicare senza giudizio, concependo la musica come un mezzo per esprimere qualcosa di completamente estraneo alle altre arti.
La musica ha bisogno del dovuto riguardo, e questo non significa obbedire agli artisti, costringendosi ad apprezzare contenuti che non sono nelle nostre corde; il rispetto si misura nella capacità di giudicare senza giudizio come accennato poco fa, creando opinioni basate solo su soggettività costruttiva e non attraverso obiezioni aride, frivole, razziste talvolta.
Musica è allegria, gioia, appartenenza, dolore e sofferenza, ricordo, radici.
Musica è viaggio oltreoceano.
Musica è ossequio.
Musica è uno su un milione che ce la fa, che vince.
Musica è due estranei che s’incontrano. Due stelle che precipitano.
Musica è un soldato innamorato lontano dalla sua amata, un “ti voglio bene assai” sussurrato alla luce della luna, è “che bella cosa, na’ jurnata ‘e sole”.
Musica è una rondine andata via, il mondo meraviglioso, la bonaccia d’agosto, il Tevere che scorre lento leto.
La musica è questo e molto altro ancora perché «dove non arrivano le parole ci pensa la musica».