Qualche giorno fa, Julian Assange ha potuto prendere un aereo e tornare dai suoi cari in
Australia. Si chiude una fase, non i problemi denunciati dalla sua attività giornalistica
accusata dai “potenti di turno”, gli USA, come spionaggio. Il PCI, sia con le dichiarazioni
del segretario nazionale, sia con le varie iniziative, come quella significativa svoltasi due
anni fa a Roma/Porta Pia, dove fu consegnata una lettera all’ambasciatore della Gran
Bretagna al termine della mobilitazione, è stato sempre a sostegno delle varie proposte di
presenza in piazza e assemblee. Il segretario regionale del PCI Lazio, in questa felice
occasione ha rilasciato questo commento: “Dopo tredici anni di prigione, il fondatore di
Wikileaks è tornato in Australia , Julian Assange è libero, solo dopo aver ammesso la
propria responsabilità su uno dei reati ascritti, solo così, con un vero e proprio ricatto, e
dopo che si sarà presentato nelle aule del tribunale negli Stati Uniti per subire il processo
che lo condannerà a cinque anni di reclusione, condanna già scontata, e quindi tornerà ad
essere un uomo libero. Noi continuiamo a pensare – prosegue il dirigente comunista – che
tutto ciò è un grave affronto alla libertà di stampa, calpestata con la solita scusa della
violazione del segreto di stato, in realtà si è trattato di far conoscere la verità sullo
squallore del lager di Guantanamo e i retroscena non commentabili della guerra in Iraq.
Tutto ciò dovrebbe farci riflettere tutti, sullo stato della libertà di stampa e cioè sulla
libertà che viene concessa ai cittadini di conoscere i fatti che hanno determinato e
condizionato la vita di tutti noi, vale la pena anche ricordare che lo stesso, ha fornito
informazioni importanti anche in alcune delle vicende italiane irrisolte di cui ancora non
conosciamo la verità e forse non la conosceremo mai. Come è altrettanto amaro
constatare che tutto ciò accade ad opera di uno dei paesi gli Stati Uniti che tutti,
ritengono unanimemente il prototipo della democrazia, in realtà può solo essere declinata
come democrazia apparente, il cui esercizio non deve confliggere con il carattere
imperialista di un paese capace di gabbare la stessa democraticità, al punto che le
vicende giudiziarie del caso Assange, Wikileaks sul cui capo pendevano oltre 19 capi di
imputazione, ha trovato soluzione in una mediazione resasi possibile – conclude Bruno
Barbona – solo grazie all’intervento della stampa di tutto il mondo, di parte del mondo
politico, e delle stesse Nazioni Unite, se abbiamo risolto un caso per il quale esprimiamo
sollievo e formuliamo i migliori auspici, non possiamo non costatare di aver perso la
battaglia intesa a rendere la stampa realmente libera, oltre che ad affermare il diritto dei
cittadini a conoscere la verità.”.

Comunicato stampa PCI Lazio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

L'Altra Notizia

You cannot copy content of this page