Secondo un’indagine statistica, l’Italia si contende il primato con la Spagna come paese più ignorante d’Europa. Analizzando la questione dal punto di vista mondiale, la situazione non è tanto diversa. Difatti la nostra nazione è preceduta per motivi ovvi dai paesi sottosviluppati, detti anche “a sud” del mondo.
Usando un linguaggio tecnico, si parla di analfabetismo funzionale, che differisce dall’analfabetismo, in quanto non indica l’assenza di competenze basilari, come leggere e scrivere (come nel secondo), bensì l’incapacità e la mancanza di determinate strutture mentali che influiscono sui sistemi logico-linguistici.
L’analfabeta funzionale, quindi, riesce a leggere e a scrivere, ma ha difficoltà nel formulare frasi complesse e nel comprenderle dal punto di vista logico-sintattico. Di conseguenza trova complesso comprendere e magari riformulare un intero testo o un intero discorso.
Secondo un’indagine statistica condotta dall’Istat nel 2021, il 27,7% degl’italiani è analfabeta funzionale, soprattutto coloro che rientrano nella fascia d’età corrispondente alla scuola dell’obbligo. A conferma di ciò. un’altra indagine dello stesso anno riporta che il 51% degli studenti della scuola secondaria (primo e secondo grado), non è capace di comprendere un testo. Questo dettaglio è emerso sia dalla speculazione diretta da parte dei docenti, sia dai risultati delle prove Invalsi nazionali.
Il fenomeno è diffuso prevalentemente nel meridione: sul podio sono collocati Sicilia, Calabria, Campania, seguite dalla Puglia.
Probabilmente tra le varie cause che hanno portato alla diffusione di tale problematica, possiamo considerare la dispersione scolastica, il cui tasso è molto alto. Solo il 62% tra gli adulti d’età compresa tra i 24 e i 65 anni è in possesso di un diploma, mentre in Europa la percentuale ammonta al 78%.
A sua volta è necessario sviscerare i motivi che alimentano la dispersione scolastica.
Gran parte degli abitanti delle regioni sopra citate, o per cultura o per tradizione, sono legati “all’arte dei mestieri”, e all’attività agricola. Ambedue concorrono alla familiarità e alla continuazione baronale, cioè “di padre in figlio”.
Spesso queste attività vengono ampliate e incrementate con lo studio e magari specializzazioni attinenti; altre volte restano nella loro condizione di base, che non richiede nessuna conoscenza culturale o da manuale specifico, ma quasi esclusivamente competenze pratiche e manuali acquisibili con l’osservazione e l’esperienza.
Affinché venga sconfitto questo disagio, è necessario proporre agevolazioni e nuovi metodi educativi. In un paese democratico non è possibile che viga l’ignoranza. In quanto democratico il diritto di voto spetta a tutti come è giusto che sia.
Tuttavia, ciò può essere possibile solo se tutti siamo nelle condizioni di saper scegliere chi deve governarci.
Il voto non è un gioco e la politica non è uno scherzo.
Che prima o poi ci si stanchi di questa condizione di disagio ed ignoranza, e che la nostra società diventi una società acculturata e mentalmente indipendente.


