Chi trascura l’ovvio decide sempre di farlo a suo rischio e pericolo, per cui oggi, dopo una serie di polemiche pretestuose dette un po’ così, tanto per buttare la palla in calcio d’angolo, ci troviamo costretti a ribadire un paio di cose.
Mentre oggi si consuma un genocidio di un popolo sotto gli occhi di tutti e con il silenzio complice di tutte le istituzioni, locali e nazionali, il popolo italiano di cui tutti si dicono paladini ed estremi difensori vive in condizioni disastrose e con salari fermi al palo da almeno 30 anni. Come se non bastasse, è di queste ore la proposta della Von der Leyen di tenere le spese militari fiori dal patto di stabilità, con tanto di grida di giubilo di tutti i partiti di maggioranza e opposizione; in un contesto dove per la prima volta nella storia, anche chi lavora e percepisce uno stipendio fatica ad arrivare a fine mese, in un comune in dissesto finanziario e prossimo all’ennesimo scioglimento per mafia e non certo per colpa di Pap, su cosa pensano di attaccarsi due consiglieri del consiglio comunale più autoreferenziale della storia della nostra città? Proprio i consiglieri che ad ogni campagna elettorale affiggono manifesti abusivi anche nelle stanze da letto dei cittadini, coloro che hanno fatto parte del consiglio comunale più anemico della storia cittadina, invece di pensare a promuovere dibattito pensano ad alimentare polemiche senza però andare alla sostanza del discorso. Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito. Potere al popolo non è mai stata una formazione politica puritana e tanto meno perbenista, si guardi meglio la nostra storia, noi siamo gli eredi dei partigiani che lottavano nella clandestinità, mentre le leggi ammettevano la segregazione razziale; oggi siamo quelli che sostengono la causa del popolo palestinese mentre lo sguardo della legalità internazionale è girato dall’altra parte, si decida da che parte stare piuttosto e si abbia il coraggio di dire agli italiani che i soldi che mancano nelle loro buste paga vanno a finanziare i bombardamenti della popolazione inerme.