Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime con fermezza il
proprio sdegno e la propria preoccupazione per quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza, dove,
come denunciato anche dal quotidiano israeliano Haaretz, si sta consumando una vera e propria
guerra contro i bambini, nell’indifferenza generalizzata della comunità internazionale.

Non si può rimanere inerti di fronte alla catastrofe umanitaria che da mesi travolge la popolazione
palestinese, prigioniera di un conflitto che ha ormai assunto i tratti del disumano. Le parole di
Haaretz – “una guerra di generali contro bambini” – sono un monito potente, che squarcia il velo
dell’indifferenza e chiama ciascuno alla responsabilità etica e civile.

Come educatori, come cittadini, come esseri umani, non possiamo accettare che venga normalizzata
una strategia che colpisce deliberatamente i più fragili: i bambini, le donne, i malati. I numeri
parlano da soli, ma ancor più potente è l’immagine evocata dalle ultime volontà di papa Francesco,
che ha voluto trasformare la “papamobile” in una clinica mobile per i piccoli di Gaza: un gesto
d’amore e compassione che stride amaramente con la decisione del governo israeliano di prolungare
e intensificare l’occupazione militare della Striscia.

Siamo consapevoli della complessità storica e politica della questione israelo-palestinese, e del
dolore profondo che ha segnato entrambe le popolazioni. Ma ciò non può e non deve diventare un
alibi per legittimare politiche violente, piani di deportazione, annessioni unilaterali o il blocco
sistematico degli aiuti umanitari.

Le proposte ambigue del governo israeliano, come la distribuzione di beni di prima necessità
attraverso “agenzie private”, rischiano di trasformarsi in strumenti per eludere le proprie
responsabilità internazionali. Intanto, a Gaza si muore di fame, di sete, di assenza di cure. Si muore
sotto le bombe. Si muore nel silenzio.

Anche in Cisgiordania si assiste a un’escalation allarmante di violenze, insediamenti illegali e
aggressioni quotidiane da parte di coloni, spesso tollerate o persino protette dalle autorità. La stessa
comunità cristiana è soggetta a minacce e intolleranze, in un contesto sempre più segnato da
fondamentalismi, razzismo e xenofobia.

Non possiamo dimenticare nemmeno la situazione in Siria, dove l’intervento israeliano – dietro la
presunta difesa della minoranza drusa – rischia di celare obiettivi geopolitici legati all’ulteriore
espansione territoriale, in un contesto già destabilizzato dalla guerra civile e dall’occupazione delle
alture del Golan.

Tutto questo accade mentre la comunità internazionale osserva, spesso in silenzio, paralizzata da
timori e calcoli geopolitici, prigioniera della logica della realpolitik. È inaccettabile. È pericoloso. È
disumano.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani richiama con urgenza tutti i
governi, le istituzioni internazionali, la società civile e il mondo scolastico ed educativo a non
abituarsi all’orrore. A non cedere all’apatia morale. A non smettere di chiedere giustizia, pace, e
soprattutto verità.

La guerra a Gaza deve finire. Va cercata con ostinazione una via diplomatica che salvi le vite,
protegga i bambini, garantisca sicurezza e dignità a tutti i popoli coinvolti.
La pace non è un’utopia: è una responsabilità.

Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU

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