Secondo la leggenda, la Janara o Ianara era la strega beneventana che era solita rapire una giumenta, cavalcarla per l’intera notte e intrecciarne la coda per dare segno del suo passaggio.
Quanto c’è di vero nelle tradizioni popolari? Il fascino del mistero avvolge le storie tramandate che hanno fatto un giro immenso, viaggiando insieme tra sacro e profano.
Il termine Ianara, durante il corso del tempo, ha subíto numerosi cambiamenti, talvolta traslato in senso negativo e dispregiativo divenendo un termine ombrello; ianara voleva significare iettatrice (ovvero donna portatrice di iella), fattucchiera, strega del male o, addirittura, prostituta.
La realtà delle Ianare -tradotto letteralmente come Signore di Diana, ovvero Dianare- è tutt’altra: il significato è da ricercare nel Medioevo.
Durante il periodo medioevale, esisteva un gruppo di donne che si riunivano al crepuscolo e si ritrovavano attorno ad un focolare; questi incontri erano segreti a causa del ruolo che la donna doveva ricoprire in quel contesto, dedita solo alla crescita della prole e alla cura della casa. Le Dianare facevano riferimento alla Dea Diana, Signora delle selve, protettrice delle donne, custode degli animali e della Luna; nei loro incontri al calare del sole, le Dianare si donavano sapere: imparavano a leggere e a scrivere; si avvicinavano all’arte dei Tarocchi; interpretavano i sogni grazie all’utilizzo dei simboli; osservavano il cielo per conoscere gli astri; si dedicavano ai cristalli e alle erbe, alle loro proprietà e ai loro benefici.
Le Dianare erano desiderose di conoscenza e di sapere; l’aspirazione massima era quella di fuoriuscire dallo stato di minorità e di tramandare la cultura appresa.
La storia ci insegna le persecuzioni avvenute nei confronti di donne ritenute streghe nell’accezione negativa del termine: talune condannate a morte con l’accusa di magia nera; avevano dei tratti somatici riconoscibili: capelli biondi come le spighe del grano o rossi come distese di papaveri, occhi verde giada, lentiggini o nevi sul viso.
Oggi, non tutti conoscono la vera storia delle Dianare, ma esiste il credere nella magia come atto di volontà che muove e smuove, credere nella capacità di azione della nostra mente.
Jessica Di Fraia, la nostra Stregadellemele, ci offre quotidianamente il Suo sapere, istruendoci sui Sabbat, sull’energia con la quale possiamo lavorare attraverso l’aiuto di elementi naturali e dei cicli della Luna; ci insegna come agire sui nostri intenti e in che modo trasformarli in azione.
«La magia non si descrive, non si tocca, si respira a pieni polmoni».