Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende porre l’attenzione
sull’aggravarsi della condizione economica e sociale che interessa in particolare i docenti di ruolo e
non, con particolare riferimento a coloro che vivono fuori sede e nelle Regioni del Centro-Nord.

I dati definitivi dell’Istat relativi a giugno 2025 indicano un’accelerazione dell’inflazione che pesa
significativamente sulle spese delle famiglie italiane. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per
l’intera collettività è aumentato dello 0,2% su base mensile e dell’1,7% rispetto allo stesso mese
dell’anno precedente, segnando un incremento superiore rispetto al +1,6% registrato a maggio. I
rincari più marcati riguardano i beni alimentari non lavorati, i cui prezzi, particolarmente sensibili
agli shock climatici e alle dinamiche dei mercati internazionali delle materie prime, sono cresciuti
dal 3,5% al 4,2% su base annua. Anche il “carrello della spesa”, che include alimentari e beni per la
cura della casa e della persona, registra un’accelerazione con un aumento annuo del 2,8%, in
crescita rispetto al 2,7% del mese precedente. In un quadro caratterizzato da oscillazioni dei prezzi
dell’energia, che mostrano una lieve flessione del 2,1% su base annua, tale dinamica non è
sufficiente a compensare l’aumento generalizzato dei costi di beni e servizi essenziali.

L’inflazione di fondo, cioè al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, evidenzia un
ulteriore aumento attestandosi al 2,0% annuo, con quella relativa ai servizi che si mantiene stabile
attorno al 2,7%. Rincari significativi si osservano anche nei servizi di trasporto, che passano dal
2,6% al 2,9%, e nei prodotti ad alta frequenza di acquisto, come generi alimentari di base e
carburanti, la cui inflazione annua cresce al 2% rispetto all’1,5% di maggio. Questa dinamica
conferma come l’aumento dei prezzi incida maggiormente sui beni essenziali e sulle spese
quotidiane delle famiglie, imponendo un peso crescente soprattutto sulle fasce meno abbienti.
Per le famiglie di docenti, in particolare per chi vive lontano dalla sede di servizio, l’impatto è
ancora più gravoso. Il costo medio mensile per la permanenza fuori sede, comprensivo di affitto,
alimentazione e trasporti, si aggira tra 1.100 e 1.400 euro, una spesa che spesso assorbe una quota
rilevante o addirittura eccede il reddito netto mensile. Tale situazione compromette non solo il
benessere materiale e psicologico degli insegnanti, ma anche la qualità complessiva del servizio
educativo.

Alla luce di queste evidenze, risulta imprescindibile adottare misure urgenti volte a favorire il
ricongiungimento familiare, un diritto umano fondamentale che, se trascurato, genera una
frammentazione sociale con profonde ricadute economiche e psicologiche. In questo contesto, si
rivela indispensabile promuovere la mobilità del personale docente su organico di fatto,
consentendo a coloro che vantano almeno dieci anni di servizio di ruolo su sede fuori sede di
rientrare nella propria area di origine o di vicinanza familiare, superando i vincoli triennali che
spesso impediscono una gestione più equa e umana delle assegnazioni.

In vista della scadenza del 27 luglio 2025 per la presentazione delle domande di assegnazione
provvisoria e utilizzazione per l’anno scolastico 2025/26, si chiede al Ministro dell’Istruzione e del
Merito di garantire procedure rapide, trasparenti e flessibili che tengano conto delle condizioni di
disagio sociale ed economico che affliggono i docenti, assicurando priorità e tutela a chi ha
maturato un lungo servizio fuori sede.

L’erosione del potere d’acquisto causata dall’inflazione e l’incremento continuo dei costi dei beni
essenziali impongono un intervento tempestivo per ridurre il disagio materiale, ridare dignità e
stabilità alle famiglie dei lavoratori della scuola e, più in generale, per tutelare i diritti umani e
sociali fondamentali che sono alla base di una società civile e coesa.

prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU

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