Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani ricorda, nel giorno del 34°
anniversario dell’agguato camorristico in cui fu ucciso Alberto Varone, la figura di un uomo
semplice e tenace, il cui rifiuto di piegarsi alla logica del compromesso criminale rappresenta
ancora oggi un esempio altissimo di integrità civile.

Alberto Varone era un piccolo imprenditore originario di Carano, nel comune di Sessa Aurunca, in
provincia di Caserta. Diviso tra due lavori per sostenere con dignità la propria famiglia, fu più volte
minacciato per essersi rifiutato di pagare il pizzo e cedere la propria attività al clan dei “Muzzoni”.
La sua fermezza lo rese un bersaglio: il 24 luglio 1991 venne ucciso brutalmente lungo la via Appia,
in località Acqua Galena. In quel gesto criminale non fu colpito solo un cittadino onesto, ma l’intera
idea di libertà economica, di legalità vissuta nel quotidiano, di coraggio civile.

A rendere ancor più drammatica la lezione che ci consegna la storia di Alberto è il fatto che oggi,
nel 2025, la criminalità organizzata torna a colpire con sempre maggiore insistenza proprio tra le
fasce più giovani della popolazione. Dalle indagini della magistratura antimafia emerge un quadro
allarmante: si abbassa l’età dei reclutati nei clan, aumentano le condotte violente tra minori, si
diffonde la percezione di una scorciatoia sociale rappresentata dalla criminalità. L’assenza di presìdi
educativi strutturati, di esempi civili tangibili, e di occasioni concrete di riscatto rende vulnerabili
moltissimi adolescenti, soprattutto in territori dove la povertà materiale si somma a quella culturale.
In questo contesto, il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani rilancia
con decisione la necessità di un rafforzamento incisivo dell’educazione alla legalità nelle scuole. Si
tratta di andare oltre le giornate celebrative e costruire percorsi didattici in cui il rispetto delle regole
non sia trasmesso come imposizione, ma come scelta consapevole. La legalità deve entrare nel
linguaggio quotidiano della scuola, attraverso il racconto di storie come quella di Alberto, l’incontro
diretto con familiari di vittime innocenti, l’interazione con testimoni di giustizia, il contatto con le
esperienze virtuose nate sui beni confiscati, e il confronto con le realtà associative che operano per
il riscatto delle comunità.

È solo attraverso un’educazione autentica, capace di affrontare anche le forme nuove e digitali della
devianza, che potremo restituire ai ragazzi una visione alternativa della realtà: una visione che non
riduca il coraggio alla prevaricazione, la forza all’arroganza, la libertà all’impunità. L’esempio di
Alberto Varone va allora proposto ai nostri studenti non come un episodio remoto da
commemorare, ma come una presenza viva, come una voce che ci chiede oggi, con urgenza, di
scegliere da che parte stare.

Il Coordinamento ribadisce il proprio impegno a supportare e promuovere percorsi di formazione
civica e umana, capaci di rendere la scuola un laboratorio di resistenza morale e di partecipazione
democratica. In questo, la figura di Varone resta una guida preziosa. Il suo nome, inciso nella
memoria collettiva attraverso le sentenze che hanno assicurato alla giustizia i suoi assassini, vive
anche nei campi gestiti dalla cooperativa “Al di là dei sogni” e nel presidio di Libera a lui dedicato.
Vive, soprattutto, in ogni giovane che oggi sceglie la via della responsabilità e della coscienza.

prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU

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