Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime viva
preoccupazione per i dati che emergono dalle più recenti indagini nazionali e internazionali sul
benessere psicologico di bambini e adolescenti. Le cifre rivelano un quadro di sofferenza diffusa e
persistente che investe la scuola, la famiglia e la società nel suo complesso, restituendo l’immagine
di una generazione fragile, esposta a pressioni costanti e a modelli di rendimento che spesso non
lasciano spazio alla cura di sé.
In Italia, una persona su sei convive con un disturbo mentale e quasi la metà di tali patologie
insorge prima dei 15 anni. Gli studi più recenti evidenziano che il disagio psichico giovanile è in
costante aumento, con oltre il 46% degli studenti che riferisce di provare ansia entrando in classe e
con più di un terzo degli adolescenti europei che dichiara di sentirsi sotto pressione per ottenere
risultati scolastici eccellenti. Al contempo, solo il 20% degli studenti italiani dichiara di sentirsi
realmente motivato, segnale evidente di un malessere che si radica nella sfera relazionale e
identitaria, ben oltre l’ambito della performance didattica.
Le conseguenze di questo fenomeno sono gravi non solo sul piano umano, ma anche su quello
economico e sociale. L’Ocse stima che i disturbi mentali rappresentino la seconda causa di anni
vissuti con disabilità nel nostro Paese e che il loro costo economico equivalga al 4,1% del PIL
europeo. In Italia, la spesa pubblica sanitaria destinata alla salute mentale resta ferma al 3,4% del
totale, una delle percentuali più basse d’Europa. Si tratta di una carenza strutturale che priva il
sistema educativo e le famiglie degli strumenti necessari per riconoscere e affrontare il disagio
psicologico in età evolutiva.
In tale scenario, la scuola assume un ruolo cruciale non soltanto come luogo di trasmissione del
sapere, ma come ambiente formativo capace di promuovere la crescita armonica della persona. È
nella quotidianità scolastica che bambini e ragazzi imparano a conoscersi, a relazionarsi, a misurarsi
con le proprie emozioni. La scuola può e deve diventare presidio di salute mentale, spazio protetto
in cui le fragilità possano essere ascoltate, riconosciute e accompagnate. Il benessere emotivo non
può essere considerato un obiettivo accessorio, ma una condizione necessaria all’apprendimento e
alla cittadinanza consapevole.
Occorre superare il paradigma dell’ipercompetizione e restituire all’educazione la sua dimensione
umana e comunitaria. È necessario che le istituzioni investano con decisione nella formazione dei
docenti, nella presenza stabile di psicologi scolastici e nella costruzione di reti territoriali che
colleghino scuola, servizi sanitari e famiglie. Ogni studente ha diritto a un ambiente educativo che
favorisca l’equilibrio psichico, la fiducia e la motivazione, elementi imprescindibili per lo sviluppo
delle competenze cognitive e sociali.
Il Coordinamento richiama con forza l’attenzione sul valore educativo della fragilità. Come ricorda
il recente volume “Scusate il disturbo” di Francesco Caroli e Scilla Chirizzi, “rompere il silenzio e
restituire dignità alla fragilità” significa riconoscere che la salute mentale è un bene comune, non un
lusso o una questione privata. La scuola, più di ogni altra istituzione, può contribuire a costruire
quella “panchina collettiva” evocata dagli autori: uno spazio di incontro, ascolto e prossimità in cui
ciascuno possa sentirsi accolto senza giudizio.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ribadisce che la salute
mentale è un diritto umano fondamentale. Prendersene cura significa investire sul futuro del Paese,
sulla qualità della vita dei cittadini e sulla tenuta stessa del sistema educativo. Una scuola che educa
alla cura e all’empatia non solo riduce il disagio, ma genera cittadinanza, solidarietà e benessere
collettivo. È in questa direzione che occorre orientare le politiche pubbliche: verso una scuola che
non tema la vulnerabilità, ma la accolga come condizione autentica dell’essere umano e come punto
di partenza per ogni vera educazione alla libertà e alla pace.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU