Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, alla luce dell’ipotesi di
rinnovo del CCNL Istruzione e Ricerca 2022–2024 e del confronto in corso all’ARAN, presenta
una valutazione economico-finanziaria e una proposta migliorativa per la valorizzazione della
professione docente, ponendo attenzione alla sostenibilità delle misure previste e all’esigenza di una
maggiore equità territoriale.

Le previsioni di aumento, con decorrenza giuridica dal 1° gennaio 2024 e applicazione effettiva dal
2026, indicano un incremento medio tra 1.200 e 1.500 euro lordi annui e arretrati complessivi di
circa 1.450 euro per docente. Questi valori, pur rappresentando un passo in avanti, non sono ancora
sufficienti a raggiungere la media europea. Secondo il rapporto OECD Education at a Glance 2024,
un docente con vent’anni di carriera percepisce oltre 55.000 euro in Germania, 47.000 in Francia,
42.000 nei Paesi Bassi, contro i 33.000 italiani stimati post-rinnovo. Tale differenza, che si attesta
tra il 25 e il 35%, indebolisce la competitività e il riconoscimento della scuola italiana nel contesto
europeo.

La copertura finanziaria degli aumenti (circa 1,4 miliardi di euro annui) risulta tecnicamente
sostenibile grazie al Fondo per i rinnovi contrattuali (3,5 miliardi per il triennio 2025–2027) e al
nuovo Fondo 2028–2030, con il contributo di risorse PNRR e FSE+ per la formazione e la
digitalizzazione. Il tasso di turn over del 2,5% e l’andamento stabile del PIL (+1,2% previsto nel
2026) assicurano margini di compatibilità finanziaria, rendendo la misura realistica e
programmabile nel medio periodo.
Proposta di fattibilità e piano di attuazione triennale

Il Coordinamento propone un piano sostenibile di attuazione in quattro fasi:
– 2025: erogazione arretrati 2024–2025 mediante fondi residui PNRR e Fondo rinnovi;
– 2026: applicazione dei nuovi tabellari retributivi (+100–120 euro mensili medi lordi);
– 2027: introduzione di una clausola di indicizzazione ISTAT per tutelare il potere d’acquisto;
– Dal 2028: revisione progressiva delle indennità di funzione e ruolo (+2% medio lordo),
finanziata dal Fondo 2028–2030.
Proposta migliorativa del Coordinamento
Il Coordinamento Nazionale Docenti dei Diritti Umani propone inoltre una riforma strutturale
retributiva che tenga conto delle differenze socio-economiche e territoriali del Paese, introducendo
una voce aggiuntiva denominata:
�� “Indennità di equità territoriale e costo della vita”
Tale misura, con una dotazione iniziale di 400 milioni di euro annui, dovrebbe:
– differenziare parzialmente il trattamento economico in base al costo reale della vita e agli
indici territoriali ISTAT;
– riconoscere una maggiorazione del 3%–7% nelle aree metropolitane o a più alto costo
abitativo (es. Milano, Roma, Firenze, Bolzano, Venezia);
– prevedere un’integrazione del 2%–4% per le aree interne, montane o con carenze di
personale, per garantire pari opportunità retributive e contrastare la fuga dei docenti;
– assicurare aggiornamenti biennali automatici in base alla variazione degli indici di costo
della vita regionali.

Questa misura, già adottata in forme simili da Paesi come Germania, Francia e Regno Unito,
permetterebbe di ridurre il divario di potere d’acquisto tra Nord e Sud, premiando la stabilità
territoriale e la permanenza nelle sedi più disagiate. L’indennità di equità territoriale avrebbe un
impatto positivo anche sulla continuità didattica, favorendo la permanenza dei docenti nelle scuole
con maggiore rotazione del personale.

Accanto a questa misura, il Coordinamento ribadisce la necessità di istituire un Fondo Nazionale di
Valorizzazione Professionale dei Docenti (FNVPD) con 500 milioni di euro annui, destinato a
incentivare la formazione continua, la didattica innovativa, i progetti di inclusione e i percorsi di
educazione ai diritti umani e alla cittadinanza attiva.
Il CNDDU sostiene che l’equità retributiva, la territorialità e la valorizzazione professionale siano le
tre direttrici per rilanciare la scuola italiana e garantire ai docenti un trattamento finalmente
allineato agli standard europei. Investire nel personale docente significa investire nella qualità della
democrazia, nella coesione sociale e nella crescita del Paese.

prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU

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