Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda
preoccupazione per i dati diffusi dalla Fondazione Foresta, secondo i quali oltre uno studente su
quattro nelle scuole superiori italiane ha subito episodi di bullismo o cyberbullismo. Colpisce in
particolare la maggiore vulnerabilità delle ragazze (36,4%) rispetto ai ragazzi (25,2%), e la
prevalenza maschile tra gli autori di tali comportamenti (17,8% contro 7,9%). Questi numeri
raccontano una sofferenza diffusa e un bisogno urgente di rinnovamento nelle politiche educative.
La scuola, più che un semplice luogo di istruzione, deve diventare un laboratorio di salute
relazionale e di cittadinanza etica, capace di prevenire i fenomeni di violenza attraverso l’ascolto, la
comprensione e la costruzione di legami significativi. Il bullismo, come dimostrano le evidenze
scientifiche, nasce spesso da un disagio profondo che trova nel digitale un amplificatore emotivo e
comportamentale. Per questo è necessario che la scuola si doti di strategie strutturate di
prevenzione, integrate in un sistema nazionale di monitoraggio continuo.
Il CNDDU rivolge un invito diretto al Ministro Giuseppe Valditara affinché promuova un Piano
Nazionale di Prevenzione del Bullismo e del Disagio Giovanile fondato su una visione scientifica,
sistemica e innovativa. Non bastano più progetti isolati o campagne di sensibilizzazione: serve una
politica educativa basata su ricerca empirica e valutazione d’impatto, capace di trasformare le buone
pratiche locali in modelli replicabili a livello nazionale. Il Coordinamento auspica che il Ministro
sostenga la creazione di reti di ricerca scolastica, coordinate da università e centri di studi
pedagogici, per raccogliere dati sui comportamenti a rischio e sperimentare metodologie educative
validate.
È indispensabile inoltre rafforzare la presenza di équipe multidisciplinari all’interno delle scuole –
psicologi, pedagogisti, mediatori digitali e formatori – che possano collaborare con i docenti e le
famiglie nella gestione tempestiva dei casi. L’obiettivo non è reprimere, ma comprendere e
trasformare: ogni episodio di bullismo è un segnale da interpretare, non solo un atto da punire.
La formazione del personale docente deve diventare permanente e orientata allo sviluppo delle
competenze relazionali ed emotive. L’educazione ai diritti umani e all’empatia deve essere
riconosciuta come asse portante dell’apprendimento, non come attività accessoria. È necessario,
inoltre, che le scuole dispongano di strumenti digitali di rilevazione del benessere scolastico, capaci
di intercettare precocemente il disagio e di orientare interventi personalizzati.
Il CNDDU invita il Ministro Valditara a promuovere una nuova stagione educativa, in cui la
prevenzione del bullismo non sia un intervento emergenziale, ma una politica pubblica stabile e
fondata su dati scientifici, che integri innovazione pedagogica, ricerca accademica e partecipazione
studentesca. La scuola deve tornare a essere una comunità che educa al rispetto, alla cura di sé e
dell’altro, e che valorizza la diversità come risorsa, non come motivo di esclusione.
Il bullismo non è una devianza giovanile, ma il sintomo di una società che ha smarrito l’ascolto. Per
questo rinnoviamo il proprio impegno affinché la scuola italiana diventi il cuore pulsante di una
cultura dei diritti umani viva, partecipata e scientificamente fondata, in cui ogni differenza sia
riconosciuta come valore e ogni studente possa sentirsi, finalmente, al sicuro.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU