MARANO, Chiudere l’Ufficio del Giudice di Pace di Marano. Una riga in una nota istituzionale, ma sul territorio suona come un rumore secco, quasi una saracinesca che scende in pieno giorno. Perché qui la giustizia non è un concetto astratto, è un bancone, una porta d’ufficio, una fila di cittadini che cercano risposte senza dover attraversare mezza provincia.
La proposta di soppressione, formalizzata il 20 ottobre dal presidente facente funzioni del Tribunale di Napoli Nord e condivisa in sede distrettuale pochi giorni dopo, ha innescato un contraccolpo immediato. L’Avvocatura del territorio non ci sta e lo dice senza timidezze: l’Ordine degli Avvocati di Napoli Nord ha votato all’unanimità una delibera che respinge l’ipotesi, dichiara lo stato di agitazione e mette sul tavolo argomenti che non si liquidano con una tabella logistica.
Perché non è una questione di simpatie istituzionali, ma di numeri e realtà. L’ufficio di Marano serve circa 350.000 residenti, distribuiti tra Marano, Melito, Mugnano, Qualiano, Villaricca, Calvizzano e Giugliano. Non comuni marginali, ma un mosaico urbano brulicante, dove densità abitativa e complessità sociale camminano a braccetto, e dove lo Stato, quando c’è, deve piantare i piedi, non fare un passo indietro. Sul tavolo ci sono oltre 80.000 procedimenti civili pendenti, un carico che da solo racconta un territorio che chiede tutela quotidiana.
Chiudere quell’ufficio significherebbe riversare tutto sul solo presidio ministeriale di Aversa, già in apnea tra carenza di organico e spazi insufficienti. Significherebbe costringere migliaia di cittadini e professionisti a spostarsi, rallentare processi, intasare corridoi e corridoi di fascicoli. E, soprattutto, significherebbe lanciare un messaggio pericoloso: dove c’è complessità, lo Stato si ritrae.
Il Consiglio dell’Ordine non ignora le criticità: disfunzioni amministrative, inadempienze, ritardi, una struttura che negli anni ha scricchiolato. Ma proprio qui la delibera è più tagliente: correggere, non cancellare. Rafforzare, non arretrare. Perché le fragilità burocratiche si curano con direzione e risorse, e non spegnendo l’ultimo presidio di legalità in una zona che già convive con rischi criminali e instabilità amministrative.
E infatti la delibera ricorda gli sforzi fatti: nuovi spazi archivio concessi dal Comune, personale aggiunto, accordo unanime per una nuova sede più idonea. Persino il Ministro della Giustizia, a febbraio, aveva riconosciuto l’importanza dell’ufficio e sostenuto gli enti per mantenerlo in vita. Difficile quindi accettare che oggi si imbocchi una strada opposta.
L’Ordine non si è semplicemente opposto alla chiusura, ma ha chiesto al Ministero di intervenire direttamente, valutando anche la possibilità di ministerializzare l’Ufficio, e soprattutto aprire un tavolo tecnico permanente tra istituzioni e Comuni. La parola chiave è responsabilità condivisa, non scaricabarile.
Per Melito, Mugnano, Qualiano, Villaricca, Calvizzano e soprattutto Marano e Giugliano, perdere il presidio del giudice di pace significherebbe dover affrontare percorsi più lunghi, costi maggiori e servizi inevitabilmente più lenti. Dopo anni in cui si è parlato di potenziare la giustizia di prossimità, la soppressione dell’ufficio rappresenterebbe un passo indietro difficile da spiegare e ancor più difficile da accettare per un territorio già messo alla prova. La comunità forense, insieme alle istituzioni locali, chiede che il Governo riconsideri la decisione nell’interesse dei cittadini e del buon funzionamento della giustizia.


