In occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, la Fondazione Pro richiama l’attenzione su una realtà che continua a ferire profondamente il nostro Paese.
Secondo le stime preliminari della terza edizione dell’Indagine ISTAT sulla violenza contro le donne, sono circa 6 milioni e 400mila, pari al 31,9% delle italiane tra i 16 e i 75 anni, ad aver subìto almeno una forma di violenza fisica o sessuale nella loro vita. Il 18,8% ha sperimentato violenze fisiche, il 23,4% violenze sessuali; fra queste, il 5,7% delle donne ha subìto stupri o tentati stupri.
“Questi numeri – ricorda Vincenzo Mirone (Urologo, presidente della Fondazione Pro) non sono solo statistiche: rappresentano vite spezzate, paure taciute, storie che spesso faticano a trovare voce. È nostro compito, come società, guardare questi dati con responsabilità e con urgenza. Come Fondazione Pro (Prevenzione Ricerca in Oncologia) realtà impegnata anche in programmi di sensibilizzazione rivolti ai giovani, siamo convinti che la radice della violenza di genere affondi nella maleducazione sentimentale, in una cultura distorta delle relazioni affettive, nel silenzio che troppo spesso avvolge le emozioni, i conflitti e il rapporto con l’altro. Per questo, oggi più che mai, ribadiamo un punto cruciale: la prevenzione della violenza contro le donne deve cominciare dai più giovani, e in particolare dal rapporto tra padri e figli maschi. È nel dialogo aperto e autentico – sottolinea il medico – che un ragazzo comprende che l’affettività non è possesso, che la forza non è dominio, che un “no” non è un affronto. Quando un padre dedica tempo, attenzione, sensibilità al proprio figlio, costruisce un uomo capace di riconoscere la libertà e la dignità delle donne.
Per questo motivo, chiediamo un impegno collettivo: delle famiglie, delle istituzioni scolastiche, delle comunità educanti e del mondo dell’informazione. La sfida che abbiamo davanti non è solo culturale, ma generazionale. Se vogliamo un futuro in cui le donne possano vivere libere dalla paura, dobbiamo mettere al centro l’educazione emotiva dei ragazzi, non come un optional, ma come un pilastro fondamentale della crescita. La violenza si combatte con l’educazione al rispetto. E questa educazione – conclude – non può che cominciare dalle relazioni più intime e fondanti: quelle tra padri e figli”.

