Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani osserva con estrema
attenzione e crescente inquietudine l’evoluzione del quadro normativo relativo ai percorsi di
specializzazione per il sostegno organizzati da INDIRE, alla luce dell’informativa ministeriale che
conclude una serie di incontri tenutisi presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Il confronto ha riguardato il secondo ciclo dei percorsi INDIRE, destinati sia ai docenti con tre anni
di servizio sul sostegno (triennalisti), sia ai docenti specializzati all’estero in attesa di
riconoscimento del titolo. Sono stati inoltre affrontati temi quali gli elenchi regionali per le
immissioni in ruolo e la circolare sulle iscrizioni per l’anno scolastico 2026/2027, rinviando ad altri
momenti questioni cruciali come il rinnovo contrattuale. In questo contesto, è stata ribadita la
necessità, per i triennalisti, di aver maturato tre anni di servizio sul sostegno nello stesso grado di
istruzione, all’interno di un arco temporale esteso agli ultimi otto anni, con esclusione dell’anno
scolastico in corso e, di fatto, dell’a.s. 2025/2026.

Pur essendo consapevoli che i decreti di modifica ai DD.MM. n. 75 e n. 77 del 2025 non sono
ancora definitivi e che è previsto un confronto con le organizzazioni sindacali, il Coordinamento
ritiene non più rinviabile l’emersione di una grave distorsione del sistema: l’esclusione dai percorsi
di specializzazione dei docenti di ruolo della classe di concorso A046 discipline giuridiche ed
economiche che, in fase di assegnazione provvisoria interprovinciale, sono stati formalmente
autorizzati dagli Ambiti Territoriali a prestare servizio sul sostegno nel primo grado.
Si tratta di personale che ha operato in piena legittimità, su disposizione dell’amministrazione, per
rispondere a carenze strutturali di organico e per garantire il diritto allo studio degli alunni con
disabilità. Eppure oggi questo servizio rischia di non essere riconosciuto ai fini dell’accesso ai
percorsi INDIRE, come se fosse un’esperienza marginale, nonostante la complessità, la
responsabilità e l’impatto umano che il sostegno comporta.

A rendere il quadro ancora più drammatico è il profilo anagrafico e professionale di questi docenti:
insegnanti che spesso hanno maturato oltre dieci anni di servizio su sedi lontanissime dalle proprie
città di residenza, affrontando sacrifici personali, familiari ed economici enormi. Parliamo di
lavoratori e lavoratrici con un’età compresa tra i 50 e i 60 anni, che da decenni garantiscono il
funzionamento della scuola pubblica e che oggi si trovano a vivere una gravissima forma di
discriminazione, fondata su criteri formalistici che ignorano completamente la realtà delle loro
biografie professionali.

Questa esclusione non è solo una questione amministrativa: è una violazione del principio di
uguaglianza sostanziale, una negazione del diritto alla valorizzazione dell’esperienza maturata sul
campo e un messaggio profondamente ingiusto rivolto a chi ha già pagato un prezzo altissimo in
termini di mobilità forzata e lontananza dagli affetti.
Il Coordinamento chiede con forza che, nell’ambito del confronto ministeriale e prima della
definitiva approvazione dei decreti, venga riconosciuta la piena validità del servizio sul sostegno
svolto dai docenti A046 in assegnazione provvisoria, anche se prestato in un grado di istruzione
diverso da quello di titolarità; si adotti una lettura sostanziale e non punitiva dei requisiti di accesso
ai percorsi INDIRE, che tenga conto delle autorizzazioni rilasciate dagli Ambiti Territoriali; si
ponga fine a una discriminazione sistemica che colpisce docenti maturi, esperti e già fortemente
penalizzati da anni di lontananza territoriale.

Il sostegno non può continuare a essere trattato come un ambito emergenziale da utilizzare quando
serve e da dimenticare quando si tratta di riconoscere diritti e percorsi di stabilizzazione. Difendere
questi docenti significa difendere la credibilità dell’istituzione scolastica e riaffermare che la scuola
pubblica è, prima di tutto, una comunità fondata sul rispetto dei diritti umani, della dignità del
lavoro e della giustizia sociale.

prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

L'Altra Notizia

You cannot copy content of this page