Diciotto anni fa veniva assassinato a Pescopagano, una frazione del comune di Mondragone (CE), il
sessantaduenne Michele Landa, metronotte onesto e scrupoloso e a pochi mesi dalla pensione; il suo
corpo venne ritrovato bruciato qualche giorno dopo in una campagna insieme alla sua auto. Quella
notte tra il 5 e il 6 settembre Michele stava sorvegliando il ripetitore della Vodafone, quando alcuni
malviventi lo uccisero barbaramente. Il business della camorra e delle organizzazioni criminali era
in quel periodo legato anche alla commercializzazione dei pezzi di tali apparecchiature.
Sul delitto le indagini non portarono a nulla di fatto. Ci fu l’archiviazione e nessun processo fu
istruito. Una vittima innocente che era completamente estranea alle dinamiche malavitose e che
semplicemente aveva opposto la sua onestà alla prevaricazione e all’illegalità cadde per l’ennesima
volta.
Nonostante ormai del suo alto spirito di servizio pochi si ricordino, perché il tempo copre azioni
nobili e misfatti, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani si propone
di ricordarne l’esempio e la dignità attraverso le parole dello studente Alessandro Manica della
classe IV sez. G del Liceo scientifico “Filolao” di Crotone.
“Michele Landa era un uomo di 62 anni, con 4 figli da accudire. A lui piaceva coltivare la terra,
ma i soldi non erano abbastanza, così decise di accettare l’impiego da metronotte presso un
ripetitore telefonico. In quel periodo tra i mafiosi vi era l’abitudine, pur di ottenere denaro, di
rubare le apparecchiature telefoniche dai ripetitori, per poi far pagare un riscatto ai proprietari.
Probabilmente, per impedire che ciò avvenisse Michele Landa si procurò l’odio dei mafiosi, che, il
6 settembre 2006, lo punirono per questa sua interferenza nei loro affari, colpendolo con la pistola,
bruciandolo e, come se non bastasse, gettandolo con la sua macchina in un fosso.
Il suo cadavere venne trovato solo una settimana dopo non troppo lontano da quel ripetitore
telefonico di Mondragone, carbonizzato. Purtroppo le autorità non sono mai riuscite a trovare chi
abbia fatto tutto questo, ciò significa che, chiunque sia stato, potrebbe essere ancora a piede libero.
La storia di Michele sottolinea le atrocità commesse dalla mafia verso delle persone innocenti che
svolgono solo il loro lavoro, è assurdo però pensare che, in qualche modo, queste restano impunite,
è un'offesa alla legalità e a una società civile la quale ha sete di giustizia, voglia di verità e
necessità di azioni da parte dello Stato che impediscano alla criminalità organizzata di perpetrare
a danno di persone innocenti estorsioni, omicidi e qualsiasi altra forma di atrocità.”
Noi continuiamo a credere giorno dopo giorno fortemente che ricordare uomini come Michele
Landa sia già fare educazione civica, perché significa parlare ai ragazzi del ruolo attivo dei cittadini
e del modo di operare dello Stato.
Educhiamo i nostri ragazzi al vivere civile e ai valori della legalità.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto
“#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti,
storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU