E’ da diversi anni ormai che il comparto vigilanza private, per supplire alle carenze di organico delle FF.OO.
in termini di unità sul campo, derivanti dalla ben nota applicazione della spending review dal 2012 in poi e
con il blocco del turn over inserito successivamente. Impiego, previsto non solo presso uffici pubblici e utenze
private, ma anche a difesa e protezione di luoghi sensibili, quali, porti, aeroporti, stazioni ferroviarie,
metropolitane e nosocomi. Attività svolta da migliaia di operatori formati in base al DM 154/09, che ha
specificatamente normato tale ambito di attività di vigilanza e prevenzione.
In tale contesto, è da tempo che il SAV GUARDIE GIURATE propone un tavolo di confronto e
programmazione per l’attuazione di un protocollo legislative ed operative, volto a dare un riconoscimento
compatibile al ruolo sociale della vigilanza privata, che ha avuto negli anni un rapido sviluppo.
Fin dalle precedenti legislature, infatti, presentammo ai funzionari del ministero dell’Interno una serie di
innovazioni di questo genere, proposte peraltro anche in Parlamento: uno dei maggiori sostenitori è Gianni
Tonelli (Lega) che ha presentato un disegno di legge in materia, discusso il 25 maggio del 2022 alla Camera
dei Deputati, nella presenza del Sottosegretario agli Interni On. Nicola Molteni e del Senatore Igor Iezzi della
I^ Commissione Affari.Costituzionali.
Il progetto di legge disciplina, in sei capitoli, le attività affidate alla
Vigilanza privata, gli istituti di vigilanza e le guardie giurate, le imprese fornitrici di servizi e di custodia, gli
istituti di investigazione e le agenzie di recupero crediti, il sistema delle sanzioni e delle agevolazioni per le
imprese del settore. Un aspetto importante di questa innovazione sta nel fatto che l’Interno intende ridisegnare
il quadro dell’ordine pubblico. Da una parte ci dovrebbe essere il sistema della «sicurezza primaria», che
rimane affidata alle forze di polizia e fa capo alle autorità di pubblica sicurezza nazionali e provinciali.
Dall’altro lato la «sicurezza secondaria e sussidiaria», che permette di affidare ai privati attività che non
prevedono il cosiddetto «esercizio di poteri autoritari e coercitivi», attribuiti dalla legge in esclusiva alle
forze di polizia.
La mossa del SAV è anche, in un certo senso, una “risposta” alla devolution, che ha messo in agitazione molti
dirigenti del ministero dell’Interno e funzionario comunali. Il progetto difatti non è contro la devolution in se,
ma tende a chiarire meglio ruoli, compiti e funzioni dei soggetti – vecchi e nuovi – in un contesto ordinario più
omogeneo alla funzione sussidiaria integrata nell’ingranaggio della Sicurezza Nazionale.
Le Guardie Giurate rivestono attualmente la qualifica di Incaricato di Pubblico Servizio ma solo nello
svolgimento di “pubbliche funzioni” esercitate nell’interruzione di un pubblico ufficio, altrimenti vige il
disposto dell’articolo 134 del Tulps, con l’unica facoltà di redigere verbali fidefacenti.
Potrebbe in un certo senso fronteggiare o evitare “fughe in avanti” di progetti di polizie locali in contrasto con
l’unità della sicurezza pubblica, più volte sostenuta dalle massime autorità istituzionali. Proprio in questo
quadro, infatti, il ministero dell’Interno ha deciso di sviluppare il quadro della attività che possono essere svolte
dai soggetti privati.
Anche perché questo deve avvenire, secondo il Viminale, fermo restando il sistema di sicurezza generale
coordinato dallo stesso ministero e dalle autorità provinciali di pubblica sicurezza. Affidare compiti di polizia
ai privati è un’operazione delicata e sicuramente ci saranno polemiche. Alcuni aspetti, infatti, comportano
questioni giuridiche di non poco conto.
La revisione della normativa sugli istituti di investigazione e ricerca e sugli investigatori privati dovrà tenere
conto della tutela dei diritti della difesa penale. Così come dovrà essere garantito il rispetto di tutta la disciplina
sulla privacy. E anche per le norme sulle agenzie di recupero crediti ci sono profili che riguardano la
riservatezza, da curare attentamente.
In un contest così variegato, il progetto di riforma integrale e organico del comparto vigilanza private, non
vuole sostituire i compiti istituzionalmente previsti e di primario appannaggio delle forze dell’ordine. Al
contrario, il principio fondante risiede nel delegare ai servizi di vigilanza privata, quelle attività suppletive che
portano via molte risorse operative ai corpi di polizia, per allocarli a servizi di investigazione e prevenzione,
sicuramente più importanti per quella che è l’attività di intelligence e repressione.
Attività quali, il supporto nel controllo del territorio, con non solo compiti di mera informazione e/o
osservazione, come previsto nei cosiddetti protocolli “mille occhi sulla città”, ma previa la redazione di un
apposito protocollo operativo, specifica delle qualifiche, procedure di ingaggio, e apposite formazione,
integrare e migliorare la sicurezza territoriale.
Oltre le probabili polemiche politiche, però, c’è un obiettivo evidente che il Governo intende sostenere, liberare
il personale delle forze dell’ordine da compiti che possono essere svolti dai privati, senza con questo intaccare
il sistema delle garanzie. In effetti ci sono migliaia di carabinieri e poliziotti impegnati in compiti burocratici
che potrebbero essere svolti da altro personale senza nessun particolare problema.
Stante quanto sinora descritto, nonostante le comunicazioni intercourse con il Vs. Capo di Gabinetto, al fine
di poter esporre in audizione al comitato dell’oridine e sicurezza pubblica, i dettagli della nostra proposta di
riforma, assistiamo il mettere totalmente da parte le nostre istanze tramite la pubblicazione a mezzo stampa,
dell’audizione di altre sigle sindacali in merito alle medesime problematiche e tematiche di sopra esposte.
Segreteria Nazionale SAV