Siamo giunti quasi al termine di questo primo mese di anno scolastico: le campanelle sono tornate a suonare, i cortili si sono riempiti e i docenti tutti sono tornati ad occupare il posto dietro la cattedra.

Quest’anno, il 2024, è stato molto intenso: è stato bandito un concorso docenti -non ancora concluso-; il Ministero dell’Istruzione ha introdotto i cosidetti percorsi abilitanti, ed è ormai partito l’ultimo ciclo del Tirocinio Frmativo Attivo per coloro i quali desiderano diventare docenti di sostegno.

Il mondo della scuola è un universo a parte, fatto di carte, nomi, leggi e diciture da imparare, ore da smaltire, sostituzioni da affrontare.

Dal punto di vista esterno, la scuola si mostra come una realtà parallela, rosea, magica e ovattata e, in parte, potrebbe essere così: i rapporti umani che vengono coltivati con i colleghi, l’approccio con i bambini e/o iragazzi diviene parte integrante della vita di un docente; esiste un lato d’ombra, però, di cui non tutti ne sono a conoscenza: resta celato, nascosto, “dietro le quinte”, reale e tangibile solo per chi lo vive quotidianamente.

Il mondo della scuola è fatto di precariato, rinunce, scelte, investimenti economici non sempre fattibili e tante tante difficoltà.

I docenti -di qualsiasi ordine e grado- conoscono il sacrificio, sanno cosa significa ponderare le decisioni, essere lontani da casa e pentirsi, restare vicini a casa e pentirsi in egual modo.

Esistono insegnanti che andranno in pensione senza l’immissione in ruolo, altri che -stanchi per l’onorato servizio- aspettano la pensione stessa senza più energie, consapevoli di aver dato tutto e di non poter tirare fuori nulla più; infine, ci sono tanti insegnanti giovani, ardenti di passione e di conoscenza, ricchi di volontà e volere che non possono donare la loro sapienza. E cosa accade? Subentra la frustrazione, le innumerevoli domande senza nessuna risposta sensata, il disagio di aver scelto con il cuore, che è il motore che muove la testa. Un eterno ritorno angosciante e demotivante.

I pensieri positivi non bastano; c’è bisogno di agire e di urlare a gran voce che qualcosa deve cambiare: una sola noce nel sacco non fa rumore.

 

L'Altra Notizia

You cannot copy content of this page