Italia: Fagioli, Zaniolo e Tonali sono, probabilmente, solo i primi tre nomi di uno scandalo destinato ad allargarsi e a mettere nuovamente sottosopra il calcio italiano. C’è poi il giovane Zalewski della Roma, tirato in ballo da Fabrizio Corona, che – però – al momento non risulta iscritto nel registro degli indagati.
I tre calciatori sono sotto inchiesta per aver scommesso, attraverso siti illegali, su alcune partite di calcio, cosa che da regolamento è proibito a calciatori professionisti in carriera.
Se Fagioli e Tonali hanno immediatamente ammesso la colpa e riconosciuto di avere un vero e proprio problema di ludopatia, l’ex enfant prodige della Roma nega di aver scommesso sul calcio ma conferma di aver piazzato giocate su Poker e Black Jack.
Al di là di quel che sarà il corso delle indagini ora quello su cui dovremmo fermarci a ragionare è l’enorme problema che in Italia, ma non solo, abbiamo con le scommesse.
Nel 2020 il 42% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni ha fatto giochi d’azzardo e/o di fortuna, sviluppando nel 9% dei casi pratiche di gioco problematiche, con ripercussioni negative sulla sfera socio-emotiva e relazionale. Il picco delle scommesse si registra sulle scommesse sportive online, praticate dal 42% dei soggetti in questione. Questi i dati emersi dall’Osservatorio Gioco d’azzardo 2021.
Dovremmo dunque chiederci cosa spinge, una persona a giocare e a farlo in maniera patologica. Perché se anche tre giovanissimi e ricchi calciatori arrivano a sperperare una fortuna su scommesse di ogni genere pur consapevoli che per il loro mestiere questo è totalmente proibito, allora è evidente che siamo di fronte ad un problema sistemico e non al vizio di un singolo.
Si pensi che, ad esempio, Fagioli sembra che abbia giocato oltre 1milione di euro solo negli ultimi mesi…perdendo tutto.
“ Questo è un fenomeno che evidentemente non abbiamo sottovalutato, ma forse non abbiamo saputo interpretare in profondità. […] Io ricordo l’esperienza che ho avuto nei 7 anni di presidenza di B. Dal 2010 al 2017 per ogni stagione abbiamo fatto attività in tutti gli spogliatoi per le prime squadre e settori giovanili per spiegare i rischi di match fixing e ludopatia collegata alle scommesse. Non bisogna voltarsi dall’altra parte e comprendere il fenomeno sociale. Sapremo affrontarlo insieme anche con qualche scelta dolorosa “. Queste le dichiarazioni del ministro dello sport Abodi, lo stesso che – però – nel non lontano 2022 si era detto favorevole alla reintroduzione nel calcio delle pubblicità delle agenzie di scommesse, messe al bando dal decreto dignità del 2018.
Sulla stessa scia l’attuale numero uno della FIGC che aveva addirittura definito ” un diritto sacrosanto ” quello delle società di betting di poter sponsorizzare il mondo del calcio.
Un’ipocrisia quella dei dirigenti italiani che la politica è chiamata a risolvere perché se è vero che lo sport e il calcio in particolare sono particolarmente invasivi nelle vite dei giovanissimi allora dovremmo riflettere sulla reale opportunità di permettere alle agenzie di scommesse di poter sponsorizzare eventi e società sportive; se è opportuno – a maggior ragione in mancanza di campagne mirate a scoraggiare il gioco che sia d’azzardo o meno – sdoganare e normalizzare la presenza di marchi di betting sulle divise degli idoli di milioni di giovani; se insomma sia opportuno per questioni strettamente economiche continuare a favorire un fenomeno evidentemente fuori controllo, che coinvolge sempre più persone – sono oltre 1,3 milioni gli italiani malati patologici di dipendenza da gioco d’azzardo. Solo poco meno del 10% sono in cura – e che sfocia sempre più spesso in una vera e propria patologia che risponde al nome di ludopatia che andrebbe per questo affrontata da un punto di vista di prevenzione e cura medica.