Tutto scorre; questa è la traduzione letterale di un frammento greco erroneamente attribuito al filosofo greco Eraclito.

Tutto scorre; sottolinea l’eterno divenire della realtà paragonata ad un fiume che solo apparentemente è identico, ma si rinnova e si trasforma, cambia continuamente.
Panta rei evidenzia quanto il cambiamento sia necessario e inevitabile, fa parte dell’essere al mondo e ognuno -prima o poi- lo sperimenterà.

L’evoluzione è fisiologica, nasce col nascere: i neonati si adattano al mondo extrauterino, completamente opposto al rifugio confortevole del ventre materno; questo esempio ci insegna quanto sia possibile abituarsi a determinate condizioni, seppur diverse dalla zona di comfort.
Cosa accade quando si resiste al cambiamento? Perché si è così restii? Perché è pauroso?
Il mutare fa spavento a sé stessi e agli altri poiché ci si trova in una condizione sconosciuta, ignota, nuova. Ci si osserva e non ci si riconosce: fuoriuscire dai confini, dagli schemi, rivoluzionando il modus pensandi, è uno sconvolgimento che non tutti hanno il coraggio di perseguire; restare inermi dinanzi al cambiamento può portare a non scegliere e non scegliere è parvente immobilità.

Si crede che lasciare la rivoluzione dormiente e assopita, nelle profonde istanze della psiche, non arrechi nessun danno: è l’esatto opposto.
In primis, non si può resistere al cambiamento, prima o poi arriverà in un modo spaventoso, capace di generare vulnerabilità e scompiglio se non lo si ascolta; in secundis, tutto ciò che viene consapevolmente ignorato troverà il modo per mostrarsi e per manifestarsi. E non è detto che lo faccia in modo pacato.
Bisognerebbe avere il coraggio di ascoltarsi, abbandonando il timore che frena. Arresta. Nasconde. Infelicita.
«Diventa chi sei». F. W. Nietzsche

L'Altra Notizia

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