Il parlamento iracheno ha emanato una proposta di revisione legislativa, che riguarda la Legge 188/1959. Si tratta di una delle svolte della legislatura irachena del tempo, considerata una massima forma di espressione progressista. Il quid della legge è lo status personale della donna. Infatti, si toccano con mano temi come l’età del consenso, il diritto al divorzio, l’affidamento dei figli, l’ereditarietà.

Secondo l’emendamento l’età del consenso la si raggiunge ai diciotto anni, ma attualmente si sta lavorando affinché la si tramuti a nove anni.

Ciò significa che le femmine a nove anni, (età in cui i bambini dovrebbero giocare, divertirsi, andare a scuola), possono prendere marito, anche di decenni più grandi di loro, essere abusate, ingravidate, affrontare una gravidanza, partorire. Sempre dai nove anni in poi.
Se un uomo di cinquant’anni abusa e sevizia il corpo di una bambina di nove, dieci, undici anni, non è reato. La legge lo prevederebbe e lo consentirebbe.

Ma questa è solo una delle conseguenze di un’ipotetica revisione, che va a colpire per lo più le bambine.

Gli altri cambiamenti, invece, sono considerabili un attentato al femminismo. Essi intaccano notevolmente i diritti delle donne, limitando la loro utilità alla procreazione e all’economia domestica.

Difatti le questioni civili che riguardano la donna, (ossia quelle sopra citate) secondo l’ONU sarebbero affidate ai tribunali religiosi. Così facendo si andrebbe ancor di più ad alimentare quel sistema tossico caratteristico della mentalità restrittiva, paradossale, maschilista e patriarcale dell’Islam, che però non sempre rispecchia i dogmi religiosi in senso letterale, ma che è frutto di un’interpretazione malata, influenzata dalle tradizioni , di ciò che c’è scritto nel Corano.

Nonostante le varie rivoluzioni sociali, gli interventi delle associazioni benefiche, e dell’ONU, il parlamento sembra essere fermo sulla sua decisione.

Si spera che questa proposta di creare una realtà distopica sarà solo un brutto incubo, e che le donne vengano rispettate in quanto esseri umani e non strumenti generativi. E soprattutto che i bambini non vengano privati della loro ingenuità ed infantilità. È giusto che si godano la fanciullezza nel suo pieno splendore come tutti i bambini dovrebbero.

Se non si interviene è inutile anche parlarne e celebrare le giornate dedicate a tutte quelle fasce considerate deboli e trattate come tali.

No agli abusi e alle oppressioni,

No ai sovrani che uccidono gli animi,

no alla strumentalizzazione e alla schiavizzazione della libertà.

No a questo mondo che va al contrario,

dove i bambini non sono più bambini,

dove i confini sono cosparsi di sangue,

dove le lacrime hanno un colore,

e le grida non fanno rumore.

Per un Mondo Libero.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

L'Altra Notizia

You cannot copy content of this page