Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ricorda, oggi 25 agosto, la
tragica fine di Jerry Essan Masslo, rifugiato sudafricano assassinato a Villa Literno nel 1989. Era un
uomo fuggito dall’apartheid con la speranza di trovare in Italia dignità e accoglienza, ma è diventato
vittima dello sfruttamento e dell’odio. Il suo sacrificio provocò finalmente un cambiamento: la legge
Martelli del 1990 cancellò la barriera geografica per il riconoscimento dello status di rifugiato,
aprendo la strada a un’Italia più inclusiva. Oggi, però, mentre ricordiamo il suo sogno infranto di
convivenza civile, dobbiamo riconoscere con dolore che quelle ombre che lo opprimevano allora
non sono ancora del tutto scomparse.
È purtroppo evidente che il sistema camorristico, la realtà corrotta e brutale che operava nelle
campagne dove Masslo morì, non è più una minaccia circoscritta al passato: recluta ancora
giovanissimi, li arma, li coinvolge in omicidi e pestaggi, ne incide l’anima. I dati del 2024 parlano
chiaro: a Napoli sono 13 gli omicidi legati alla camorra, con ben 49 ferimenti provocati da armi, e
sono soprattutto minorenni a impugnare i ferri della violenza. Il procuratore generale di Napoli ha
denunciato come cartelli criminali investano i più piccoli, facendoli protagonisti di traffici e contese
sanguinose. La Campania, inoltre, detiene il triste primato nazionale per omicidi, in aumento del 31
% rispetto all’anno precedente, mentre la quota delle vittime minorenni è quasi raddoppiata, dal 4 %
al 7 %, e gli autori minorenni hanno superato l’11 % del totale.
Il Garante dei detenuti minorili denuncia uno scenario agghiacciante: il 72 % dei reati in Campania
sono compiuti da under 18, e tra i reati più gravi—omicidi, lesioni, rapine—spiccano quelli a carico
di adolescenti armati, arroganti, senza scrupoli, pronti a sfidare persino la camorra adulta. Le carceri
minorili sono in condizioni disumane, sovraffollate al 100 % o più; migliaia di ragazzi sono in
affido o comunità senza un adeguato sostegno educativo.
In questo contesto, la memoria di Jerry Essan Masslo assume una forza nuova. La sua vita e la sua
morte ci ripropongono il valore dell’educazione ai diritti umani come antidoto al degrado: educare
significa non negare al ragazzo disarmato e solo il diritto di essere umano, imparare da chi come
Masslo ha sperato nella solidarietà e ha osato dirsi, nonostante tutto, cittadino. Educare significa
formare cittadini capaci di chiamare razzismo la discriminazione, sfruttamento la povertà imposta,
silenzio la complicità.
Ecco perché il CNDDU lancia oggi un appello urgente: alle istituzioni, perché assumano iniziative
coraggiose e concrete. Le scuole non possono restare isolate allo sforzo di istruire; è necessario che
Ministero dell’Istruzione, della Giustizia, della Giustizia Minorile, delle Politiche Giovanili, nonché
governi locali, collaborino per finanziare percorsi di recupero reale, non formali; per istituire servizi
di assistenza psicologica, sportiva, culturale rivolti a chi, ancora minorenne, è a rischio di
reclutamento mafioso. Occorre attivare centri per la legalità, aprire palestre, biblioteche, laboratori
dove crescere insieme, costruire identità alternative alla violenza.
Il CNDDU propone alle istituzioni di investire nella scuola come presidio democratico,
promuovendo racconti—come quello di Masslo—che non siano solo storia, ma esperienza che
educa a non voltarsi dall’altra parte. La memoria senza impegno è vuota, e l’impegno senza
memoria è cieco. Quella di Jerry deve diventare la nostra storia condivisa: per non lasciare spazio ai
giovani solamente a chi ha una pistola, ma accoglierli chi ha una penna, chi ha un desiderio, chi
crede nei diritti, nella convivenza, nella verità.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU