Mentre tutto tace all’ospedale Careggi, chiuso in un improvviso silenzio, l’équipe cardiologica che da domenica sera ha in cura
Edoardo Bove esplora la difficoltà del caso, scrive Filippo Conticello su La Gazzetta dello Sport. I dottori stanno passando al setaccio non solo lo storico diagnostico del centrocampista viola, ma anche il suo codice genetico, sempre nel tentativo di chiarire il perché dell’arresto cardiaco del Franchi. Il ritorno in campo, almeno quello in Italia, è ormai appeso a un filo sottilissimo, anche perché quella piccola cicatrice sul cuore, emersa nella risonanza magnetica ripetuta due volte dal ricovero, potrebbe avere una spiegazione più antica. L’aritmia sul prato e quei secondi sembrati anni potrebbero avere una origine subdola e difficilmente prevedibile.
Per questo l’attenzione è massima sia sulla miocardite del 2020 figlia del Covid, che il talento allora alla Roma avrebbe superato con cortisone e riposo e senza apparenti strascichi, sia su eventuali fenomeni pregressi durante l’adolescenza. Da quel 2020 in poi, la risonanza magnetica cardiologica è diventata un’usanza nelle visite con idoneità sportiva fatte da Edoardo a Villa Stuart fino al 2023: nella clinica della Capitale confermano che niente di allarmante è mai apparso in quei tracciati, mentre i nuovi esami di secondo livello, successivi all’aritmia, hanno evidenziato l’impronta all’altezza del ventricolo sinistro.
Ben prima di cederlo in prestito a Firenze (sarebbe scattato l’obbligo di acquisto con il 60% delle presenze) il 30 agosto, Bove ha comunque ottenuto l’idoneità sportiva per il 2024-25: la Roma in questo caso si era rivolta alla clinica Paideia.
Già oggi o al limite domani, scrive La Repubblica, i cardiologi della aritmologia di Careggi potrebbero impiantare al centrocampista della Fiorentina un defibrillatore cardiaco sottopelle. Si tratta di un dispositivo che permette di tenere sotto controllo gli eventuali sbalzi del cuore, il cui utilizzo è previsto dalle linee guida internazionali per le persone che hanno avuto un arresto cardiaco causato da un’aritmia che ha provocato una fibrillazione per la quale è stata necessaria una defibrillazione.
Secondo il quotidiano, Bove ha già dato l’ok all’intervento che avverrebbe in anestesia locale e che permetterà al ragazzo di condurre una vita del tutto normale. Se potrà tornare a giocare a calcio è ancora presto per dirlo, ma con un defibrillatore interno il centrocampista non potrebbe scendere in campo in Italia. Le normative nostrane sono infatti molto stringenti: per avere l’idoneità agonistica devono trascorrere almeno sei mesi dall’impianto e nel nostro paese viene concessa l’idoneità a chi ha l’ICD solo per sforzi moderati e che non prevedono contatti con gli avversari perché l’impianto potrebbe comunque rompersi.
