Ha creato non poche polemiche la decisione del Governo di confermare fino al 15 giugno 2022 l’obbligo vaccinale per insegnanti e personale scolastico. Dal principio della pandemia la scuola ha sempre ricevuto un trattamento particolare. Fra chiusure, didattiche a distanza e quarantene alunni e insegnanti hanno dovuto subire ogni tipo di provvedimento. Il “decreto riaperture” percorre la stessa strada equiparando i lavoratori della scuola al personale sanitario.
Tanti sono gli insegnanti che nelle ultime ore hanno protestato sui social. Uno di loro ha inviato una lettera alla redazione de ilparagone.it nella quale scrive:
«Partiamo dal principio. Il decreto-legge n. 172 del novembre 2021 ha introdotto l’obbligo vaccinale per il personale scolastico, con la conseguente sospensione dal posto di lavoro in caso di inadempimento, ovviamente senza retribuzione. Con l’ultimo decreto poi, abbiamo raggiunto l’apoteosi dello scherno. Il suddetto obbligo viene confermato fino al 15 giugno 2022, ma dal 1 aprile viene cancellata l’ingiusta sospensione del lavoratore. Secondo la controversa legge, però, gli insegnanti non vaccinati tornano sì a scuola, ma vengono indirizzati verso “attività di supporto all’istituzione scolastica”, essendo precluso loro lo svolgimento di “attività didattiche a contatto con gli alunni”. Questo, già di per sé, basterebbe a rappresentare in toto la mortificazione della nostra professione, che in nessun modo può prescindere dal contatto con gli alunni. Ma non è tutto. Sempre secondo la norma, infatti, i dirigenti scolastici devono anche provvedere alla sostituzione degli inadempienti fino al termine dell’anno scolastico, a meno che non si vaccinino».
La lettera continua esponendo tutto la delusione per il trattamento ricevuto: «Ecco come far sentire chi si occupa dell’educazione della futura classe dirigente come “reietti di Stato”. Con una nota, il nostro caro Ministro Bianchi, ha precisato che «il personale docente ed educativo inadempiente all’obbligo vaccinale, cui è preclusa l’attività didattica, potrà essere impiegato nello svolgimento di tutte le altre funzioni rientranti tra le proprie mansioni, quali, a titolo esemplificativo, le attività anche a carattere collegiale di programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento e formazione. Sorge spontaneo chiedersi come si possa assolvere a tali compiti nel lato pratico, visto e considerato che non dovremo stare fuori dalle aule per le 18 ore a settimana sancite dal nostro contratto, bensì addirittura 36 ore a settimana, come il personale amministrativo tecnico e ausiliario».
L’insegnante denuncia, inoltre, la probabile illegittimità del provvedimento: «Tutto questo presenta ovvie illegittimità amministrative, in quanto una nota ministeriale, a rigor di logica, non potrebbe andare a modificare unilateralmente un monte ore ben preciso, stabilito tramite apposito CCNL. Ma è anche vero che ormai siamo ben consapevoli degli abusi perpetrati dai burocrati del Governo, che prima fanno gli illeciti e poi attendono i ricorsi, usando la logica del “chi vivrà vedrà”. Ovviamente, in una casistica del genere, come docenti pagheremmo un prezzo altissimo, sia rispetto agli altri colleghi del personale scolastico, ma soprattutto rispetto a quei lavoratori che dal 1 aprile hanno ripreso il lavoro esattamente come prima della sospensione, come ad esempio le forze dell’ordine. Per quale motivo la nostra già martoriata categoria dovrebbe continuare a subire simili vessazioni? Sicuramente prenderemo i dovuti provvedimenti».
L’insegnante conclude il proprio pensiero chiosando sull’opportunità economica di adottare un simile provvedimento: «Un’altra questione che si pone dinnanzi alla totale assenza di logica di quest’ultimo decreto è che io ed i miei colleghi torneremo a scuola (grazie al cielo!) con stipendio pieno, ma quando verremo sostituiti da altri docenti vaccinati bisognerà considerare, ovviamente, che anche a loro dovrà essere versato lo altro stipendio. E dove si prenderanno questi soldi? Dal fondo destinato alla valorizzazione della professionalità docente, quindi togliendo risorse ai colleghi vaccinati che continueranno ad insegnare in aula. Dunque la fregatura è doppia e, grazie alle indicazioni del Ministro Bianchi e del Governo Draghi, rimarremo tutti scontenti! Una vera e propria mortificazione dell’ambiente scuola e dei suoi appartenenti, sia lato alunni che lato docenti, con questi ultimi trattati né più, né meno come l’ultima ruota del carro».
È chiara la frustrazione di una categoria di lavoratori che ha patito questi due anni di pandemia ed ancora oggi, nonostante i dati confermino che i vaccini non bloccano la trasmissione del virus, si vedono costretti davanti ad un bivio: accettare un ridimensionamento della posizione lavorativa o cedere al “ricatto” della vaccinazione.