Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani esprime profonda
preoccupazione per le recenti dichiarazioni di Elena Cecchettin, sorella di Giulia, in merito alla
sentenza Turetta, il cui esito ha sollevato un acceso dibattito pubblico. In particolare, è stato negato
il riconoscimento dell’aggravante dello stalking e della crudeltà in un caso di femminicidio,
caratterizzato da un’estrema violenza, con 75 coltellate infitte dalla mano dell’assassino. Molti sono
gli interrogativi cruciali che si prospettano per il futuro contrasto per la violenza di genere.
Le parole di Elena Cecchettin, “Se non prendiamo sul serio la questione sono parole al vento”,
devono essere un campanello d’allarme per tutti noi. La sua denuncia non solo si concentra
sull’atrocità del caso specifico, ma evidenzia anche la gravità di una cultura che continua a
minimizzare, giustificare e sottovalutare le violenze che colpiscono le donne. La violenza di genere
non è un evento isolato e non può essere ridotta alla sola manifestazione fisica del colpo o della
ferita. È un fenomeno che inizia ben prima, nelle parole, nei gesti e nelle dinamiche sociali che
permettono e giustificano il comportamento violento.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani ritiene necessario
sottolineare e ribadire la gravità dei delitti di genere la cui atrocità in presenza di aggravanti non
possa mai essere depotenziata. Come sottolineato da Elena Cecchettin, se non viene disconosciuta
l’aggravante della crudeltà, si rischia di inviare un messaggio terribile: che il femminicidio e la
violenza contro le donne possano essere considerati come atti meno gravi, e quindi più facilmente
giustificabili.
È essenziale che le sentenze siano un deterrente e un messaggio chiaro contro ogni forma di
violenza.
L’impegno per la difesa dei diritti umani e per l’educazione alla cultura del rispetto e della dignità
umana deve procedere con continuità e pervasività, soprattutto nelle scuole. L’insegnamento dei
diritti umani rivolto ai giovani deve essere il terreno su cui seminare valori di rispetto e
uguaglianza. Solo in questo modo potremo sperare di prevenire ulteriori tragedie come quella di
Giulia, e di costruire una società che prenda sul serio la protezione delle donne.
Ci impegniamo a diffondere il messaggio di giustizia e di responsabilità civica che Elena ha
lanciato contro ogni forma di violenza di genere continuando a promuovere percorsi di
sensibilizzazione ed Educazione civica tra i nostri studenti.
A livello preventivo occorrerebbe intensificare i moduli relativi a tale problematica in quanto il
fenomeno del femminicidio è ancora allarmante: dall’inizio dell’anno sono state uccise già 11
donne. Ci si augura che con proposte culturali adeguate e percorsi formativi idonei si possa arginare
e magari eradicare una piaga sociale che non può essere ignorata.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU