Per Alessandro Impagnatiello, l’omicida di Giulia Tramontano e il piccolo Thiago, è stato chiesto l’ergastolo e l’isolamento diurno per 18 mesi.
A seguire il processo sono state la procuratrice aggiunta Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo.
La proposta è stata presentata davanti alla prima Corte D’Assise di Milano, che ha fissato la data della sentenza il 25 novembre. Non a caso proprio la data della giornata della violenza contro le donne.
È stato riproposto l’iter agonizzante della giovane vittima, focalizzandosi ancora una volta sulla brutalità sferzante di Impagnatiello.
Egli, infatti, è accusato di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà, dai futili motivi e dall’omicidio della convivente.
Il trentunenne dovrà rispondere davanti al giudice dell’accusa di interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere.
Le due donne, la procuratrice e la pm, non hanno esitato a rammendare i trentasette colpi che hanno martorizzato il corpo della donna, incinta del loro bambino.
Undici colpi in posti vitali.
Uno dopo l’altro, senza pietà.
Nonostante i litri di sangue e il liquido amniotico, egli ha continuato a colpirla.
L’ha presa da dietro, per coglierla alla sprovvista. Per complicarle la difesa, per bloccarla sul colpo.
Ancora oggi fa paura la freddezza di Impagnatiello, il suo apparentemente straniamento dinanzi ad una dinamica così surreale.
Varie sono state le ipotesi riguardo la sua sanità mentale, appurata paradossalmente dalle perizie psichiatriche condotte dai medici.
È stato dichiarato capace di intendere e di volere, privo di qualsiasi pentimento e senso di colpa, come se non fosse coinvolto nei fatti.
Coinvolgimento emotivo pari a zero, a differenza di tutti noi che invece ci sentiamo in parte responsabili. Chi più e chi meno.
Lo è chi sapeva qualcosa e non ha parlato, chi lo pensava, chi aggredisce, chi manipola, chi non denuncia, chi si sta zitto.
Anche i medici sono rimasti sgomenti dinanzi a tale caso, tanto da pensare che la psiche umana, quella più celata e oscura, può condurre l’uomo a compiere atti aberranti.
Qualsiasi sarà la pena definitiva, giusta o non giusta, Giulia è morta, e la sua famiglia non ha più la possibilità di viverla e di conoscere suo figlio.
Non potranno più farlo, perché Alessandro Impagnatiello il 27 maggio 2023 ha deciso e scelto di uccidere la sua compagna incinta del loro bambino.
Giulia e Thiago erano di troppo, lui aveva una relazione parallela.
Nonostante ciò però, voleva che Giulia fosse o sua o di nessuno. Infatti l’ha uccisa. L’ha uccisa con 37 coltellate.
Non dimentichiamolo, mai.
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