Con l’ordinanza n.79, il 15 Ottobre, il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, dispone la chiusura delle scuole primarie e secondarie fino al 30 Ottobre.
Nonostante le proteste dei genitori degli alunni, il TAR ha confermato la validità dell’ordinanza giustificata da un elevato numero di contagi all’interno delle strutture scolastiche.
Grande scontento e frustrazione si avverte sia tra i genitori degli alunni i quali non sono stati a loro volta agevolati da misure di sostegno, quali congedi parentali o similari, sia tra gli studenti che, ancora una volta, sono penalizzati dalla gestione di questa pandemia.
Abbiamo chiesto le proprie sensazioni ai diretti interessati: i giovani.
Abbiamo intervistato Lorenzo, un bambino di sei anni che da poche settimane ha iniziato il primo anno di scuola elementare. Ha cambiato scuola, non conosce bene ancora tutti i nomi dei compagni di classe perché in queste poche settimane non ha potuto avvicinarli. Deve confrontarsi con nuove maestre e con il mondo della scuola primaria. “Cosa ne pensi di studiare attraverso il pc?” gli chiedo mentre cerca di apprendere come scrivere le letterine tramite lo schermo del computer “Mi piace poter vedere i miei compagni e la maestra ma non mi piace il chiasso che si fa” poi aggiunge triste “mi spiace non poter far vedere i miei compiti alla maestra e quando mi scrive <bravissimo> e conclude la videolezione dicendo ”ciao maestra, ti voglio bene..””
Anche Sara ha sei anni, a lei piace la didattica digitale integrata perché può stare a casa e gestire i suoi orari ma le manca non poter confidare i suoi segreti alle amiche e parlare con loro.
Antonio, invece, ha undici anni, ha iniziato da poco la prima media ed è ancora frastornato dal cambiamento. “Come stai vivendo la DDI?” gli chiedo. “Mi piace poter lavorare al computer ma mi mancano i miei compagni di classe, le nostre chiacchierate e lavorare
insieme. L’organizzazione della lezione è complicata, c’è chi ha problemi di connessione, chi non sa quale codice usare, chi ha sbagliato stanza, chi non ha il pc e usa il cellulare..” aggiunge riflessivo “ mi farebbe piacere usare le DDI per fare dei progetti ma non da
sostituire alla scuola”.
Abbiamo posto la stessa domanda a Vincenzo, un brillante studente del liceo classico “penso che in questo periodo di emergenza la dad è un ottimo modo per mettersi in contatto con i compagni ed i docenti, mantenendo un certo rapporto ed eliminando dubbi e incertezze sulle materie di studio.. La Dad mi piace perché si possono effettuare elaborati sottoforma di video o power point cioè usando molto la tecnologia. Non mi piace che molti ragazzi ne approfittino per non studiare: oscurano la telecamera, copiano i compiti o falsificano le interrogazioni. Non c’è più il dialogo diretto con l’insegnante e quindi non è possibile far vedere la propria validità nell’esporre la lezione”.
Anche tra i docenti ci sono molte titubanze circa la DDI “nonostante gli studenti siano tutti nativi digitali, spesso ci si trova a far lezione in classi dove non è possibile utilizzare la lavagna multimediale. Dunque, è più difficile, in presenza, motivare giovani che hanno uno
stile di apprendimento visuale. Uno dei pro della DDI, oltre che garantire la continuità didattica, è riuscire ad arrivare a studenti che a volte non hanno neppure i libri, inoltrando materiale per loro più accattivante. Tuttavia, questi ragazzi si trovano spesso in famiglie
dove i genitori, impegnati finalmente nel lavoro dopo lunghi mesi di lockdown, non riescono a seguirli, soprattutto se devono connettersi più figli contemporaneamente. Ho l’impressione che la DDI trascuri gli aspetti legati alla socializzazione, l’inclusione e aumenti il fenomeno della dispersione scolastica, perciò noi docenti dobbiamo essere sentinelle nella comunità” asserisce Maria Teresa Montemurro, docente di lettere della scuola secondaria di primo grado.
Alla luce di quanto detto verrebbe da chiedersi devono i giovani devono rinunciare a parte della loro formazione personale e professionale mentre tutte le altre attività commerciali e ricreative possono continuare ad operare?