Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU), alla luce delle
disposizioni contenute nel decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 19 novembre
2025 relative alla rivalutazione dei canoni di locazione per il 2026 (+1,4%), ritiene necessario
inquadrare tale misura all’interno del contesto economico complessivo che interessa il personale
scolastico, con particolare riferimento ai docenti fuori sede.

Dal punto di vista economico, l’aumento dei canoni – pur coerente con l’andamento dell’indice FOI
– si innesta su una situazione già critica. Nei principali centri urbani e nelle aree ad alta densità
scolastica, il costo medio di un affitto per una stanza o un piccolo appartamento oscilla attualmente
tra i 450 e i 700 euro mensili. Applicando la rivalutazione prevista, l’incremento annuo può
attestarsi tra i 75 e i 120 euro, un valore apparentemente marginale ma strategicamente rilevante se
inserito in un quadro di redditi netti medi dei docenti compresi, nelle prime fasce, tra i 1.350 e i
1.600 euro mensili.

In termini percentuali, la spesa abitativa di un docente fuori sede può arrivare a incidere per il
35–45% del reddito disponibile, superando ampiamente la soglia di sostenibilità indicata dagli
indicatori economico-sociali europei. A ciò si aggiungono i costi di trasporto, il mantenimento della
doppia residenza e l’assenza, allo stato attuale, di un sostegno economico specificamente dedicato
al personale scolastico in mobilità obbligata.

Sotto il profilo giuridico, la legittimità della rivalutazione dei canoni non è in discussione; tuttavia,
il CNDDU evidenzia come l’ordinamento consenta ampi margini di intervento compensativo
attraverso strumenti fiscali, indennitari e contrattuali, analogamente a quanto avviene in altri
comparti della pubblica amministrazione caratterizzati da mobilità territoriale.
Per tali ragioni, il CNDDU propone l’introduzione di una misura strutturale denominata: Indennità
di Domiciliazione per il Personale Docente (IDPD)

La proposta prevede:
– un contributo economico mensile compreso tra 200 e 250 euro, parametrato al reddito, alla
distanza dalla residenza anagrafica e al costo medio degli affitti nel territorio di servizio;
– accesso prioritario per i docenti a tempo determinato e per quelli assunti da meno di cinque anni,
maggiormente esposti alla vulnerabilità economica;
– cumulabilità con eventuali detrazioni fiscali per canoni di locazione e con contratti a canone
concordato;
– finanziamento attraverso un fondo dedicato, alimentato in parte da risorse già destinate al
contrasto al disagio territoriale e in parte da economie derivanti dalla riduzione della mobilità
annuale e del turnover forzato.
Secondo le stime del CNDDU, un’indennità media di 225 euro mensili consentirebbe di ridurre
l’incidenza del costo abitativo di circa il 12–15%, riportando la spesa per l’affitto entro margini di
sostenibilità e producendo effetti positivi sulla stabilità professionale, sulla continuità didattica e
sulla qualità dell’offerta formativa.

La soluzione finale indicata dal CNDDU non risiede in interventi emergenziali, ma in una strategia
integrata che riconosca il sostegno economico al personale scolastico come investimento sistemico.
Garantire condizioni di vita dignitose ai docenti significa rafforzare l’efficacia del diritto
all’istruzione e rendere il sistema scolastico più equo, efficiente e coerente con i principi
costituzionali e con gli standard europei di tutela del lavoro pubblico.

Il CNDDU auspica che l’avvio del 2026 rappresenti non solo l’anno degli adeguamenti automatici
dei canoni, ma anche l’occasione per una riforma strutturale che ponga finalmente al centro la
sostenibilità economica e sociale della professione docente.

prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU

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