NAPOLI – La stessa Regione è interessata al bene, e ha deciso di entrare nel capitale di Agrorinasce, che entro breve diventerà una società pubblica partecipata da Comuni e appunto dalla Regione. E il giorno dopo gli arresti, Agrorinasce, società formata da cinque comuni del Casertano che amministra decina di beni confiscati ai clan, tra cui appunto La Balzana, interviene sulla vicenda. L’amministratore delegato Gianni Allucci, spiega che “tra i familiari di Raffaele Diana cui sono stati assegnati i lotti de La Balzana vi sono il figlio Vincenzo, arrestato, per cui si procederà, come stabilito dalla legge, alla risoluzione del contratto; due anni fa, quando gli concedemmo il lotto, Vincenzo era risultato negativo alle verifiche richieste presso la prefettura di Caserta, nel senso che non aveva alcun problema antimafia; con l’arresto ovviamente cambia tutto. Anche la moglie di Diana (Silvana Zara, non indagata, ndr), madre di Vincenzo, è assegnataria di un lotto, ma siamo ancora in attesa da due anni delle verifiche antimafia richieste alla prefettura”. Tra gli assegnatari anche i fratelli della donna, cognati di Raffaele Diana. Sulla vicenda interviene anche il Comitato don Diana, che in passato avevano già diramato “l’allerta” sulla presenza della famiglia Diana nella Balzana. “Gli arresti nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria su camorra e carburanti – si legge in una nota del Comitato – tracciano un quadro inquietante e ci dicono che i nostri allarmi a proposito di dubbie assegnazioni dei terreni della Balzana a Santa Maria La Fossa, non erano infondati. Nell’ inchiesta sono stati tratti in arresto, accusati di gravissimi reati, i membri di una famiglia assegnataria di diversi lotti del bene confiscato. Ci appelliamo agli uffici della Prefettura di Caserta e alla Dda di Napoli per fare completamente luce sui fatti accaduti e per liberare la Balzana da ulteriori rischi di infiltrazioni mafiose”.

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