«Déjà vu» dal francese “già visto”, è quella sensazione che letteralmente invade il corpo di un essere umano durante un momento che sta vivendo, avendone la sensazione di averlo già vissuto o visto.
Scientificamente parlando, il déjà vu rientra in quelle che vengono classificate come paramnesie, ovvero alterazioni dei ricordi; ipoteticamente, la sensazione di familiarità che si avverte durante questo evento ci porta a pensare di aver appunto già visto o vissuto quella esperienza.
In una ricerca portata avanti nel 2003 dallo psicologo Alan Brown, si afferma che vivere un déjà vu possa essere ricondotto ad un’anomalia della memoria e che ci sia correlazione con problematiche derivanti dalla memoria a breve termine.
Inoltre, sono state sollevate ipotesi che vanno al di là delle teorie scientifiche e che fanno rientrare i déjà vu in fenomeni extrasensoriali accostabili a esperienze profetiche.
Mettendo da parte le ipotesi scientifiche e pseudoscientifiche, la magia -intesa come fonte di consapevolezza, come pensiero che diviene azione, come manifestazione di quel che si desidera- dona ai déjà vu una intensità che sottolinea di essere al passo con il proprio destino e che il destino stesso lo comunica in questo modo, servendosi della percezione sensoriale.
Qualunque sia il significato vero del “già visto”, certamente è un accadimento che tutti hanno provato: quanto destino c’è nei déjà vu? E quanta verità scientifica? I due filoni di pensiero possono legarsi? Non si può trascurare il proprio sentire al riguardo, a prescindere dalla oggettività delle ricerche verificabili.
«Il deja-vu è assai differente da una sorpresa che archiviamo in fretta poiché la giudichiamo insensata. Esso ci mostra che il tempo non passa. È il ritorno a una situazione già realmente vissuta e che, in quel momento, si ripresenta identica.» Paulo Coelho

L'Altra Notizia

You cannot copy content of this page