Il tempo è qualcosa che non si può definire; se dobbiamo riferirci alla sua accezione, si leggerà che è «intuizione e rappresentazione della modalità con cui i singoli eventi si susseguono e sono in rapporto l’uno con l’altro (per cui essi avvengono prima, dopo o durante altri eventi), vista o come fattore che trascina l’evoluzione delle cose o come scansione ciclica e periodica, a seconda che si enfatizzino l’irreversibilità delle vicende umane o il ricorrere degli eventi astronomici; tale intuizione è condizionata da fattori ambientali come i cicli biologici, il succedersi del giorno e della notte, il ciclo delle stagioni, e psicologici come gli stati della coscienza e della percezione, la memoria e diversificata storicamente da cultura a cultura».
Cos’è, in realtà, il tempo? Immanuel Kant, nell’Estetica Trascendentale della Critica della Ragion Pura, afferma che il tempo non può essere intuito esternamente, allo stesso modo in cui lo spazio non può essere intuito come qualcosa che sta in noi; dunque, il tempo può essere pensato come ciò che resta.

È possibile scandire un giorno, poiché è fatto di ventiquattro ore che si susseguono in maniera ripetuta; nonostante l’effettività dell’essere tempo, la soggettività nell’avvertire lo stesso non può essere sottovalutata. Vediamone alcuni esempi.
Che percezione si avrà nel vivere una giornata spensierata, in buona compagnia, senza responsabilità? Certamente il tempo, in quel contesto, volerà e si avvertirà la fugacità dello stesso; contrariamente, una situazione di sofferenza, di disagio o di carico emotivo sembrerà passare più lentamente.

Da qui, è possibile sottolineare quanto la percezione soggettiva sia necessaria alla definizione di tempo.
Il paradosso nasce nel momento in cui si accosta la velocità degli anni che passano alla lentezza di giornate che pare, invece, non passino mai; ancora una volta si può notare quanto la soggettività sia il sostrato della definizione di tempo.
Quest’ultimo porta con sé i segni del suo passaggio: le fotografie, le rughe sui volti degli anziani, i piedini dei bambini che si ingrandiscono, i grembi materni che crescono, la mancanza che si avverte nella lontananza, la frustrazione di non averlo riempito del necessario.
Il tempo, però, fa la memoria e, come diceva Albert Einstein, il suo unico valore è dato da ciò che noi facciamo mentre sta passando.

L'Altra Notizia

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