Mentre le vie di Napoli ancora ribollono e fremono del canto dei tifosi, celebrando ed abbracciando il Sud che vince -il tricolore e, metaforicamente, in senso più ampio, il riscatto di un popolo calpestato ed ingiuriato da secoli di antimeridionalismo silente o manifesto- gli alunni dell’Istituto “Amanzio-Ranucci-Alfieri” durante la settimana tra il 30 maggio e il 5 giugno, hanno onorato l’essenza vera, l’ancestrale natura della città, riscoprendone l’anima, rievocandone i profumi, le voci -popolari ed autorevoli-, raccontando la straordinaria storia di Parthenope, che ogni giorno, da millenni, si nutre di sole, di mare -quel mare che l’ha originata-, di festosità, ricoperta da una patina di sale e desiderio di redenzione ed emancipazione. Una Napoli che deve fare i conti, ogni giorno, con gli aspetti più cupi e plumbei delle sue strade, con le difficoltà intestine che la attanagliano, ma che, tutti i giorni, rialza il capo, lotta ed affronta con ferreo temperamento le sfide quotidiane e la sua stessa indole poliedrica e multiforme. Perché Napoli, come i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze hanno ben saputo restituire, non ha una natura duplice; non sono due sole le facce che mostra al mondo. Napoli è molteplice, è plurima, poliforme, sono infinite le tessere del mosaico che la compone. Una città stratificata, dominata, conquistata, e più volte madre e figlia stessa della sua Liberazione, della sua resurrezione. Tentare di polarizzarne i colori, le forme, l’identità è un’impresa vana e riduttiva. Chi cresce nel suo grembo, e si lascia cullare dalle sue acque, comprende quanto quell’immenso universo di persone, di suoni e rumori, di musica e vitalità, non sia circoscritto al perimetro che ne delimita geograficamente il territorio. Perché Parthenope è uno stato di appartenenza, è quell’esperienza di memoria involontaria proustiana, è lo specchiarsi gli uni negli altri, ed è nella nostalgia angusta ed asfissiante di quando si è lontani. Da Napoli si fugge, col desiderio di tornare.

Riconsegnare Napoli a se stessa è un’impresa ardua e spesso tentata in maniera approssimativa e frettolosa, con esiti che, nella maggior parte dei casi, tendono alla banalizzazione, finendo per confermare un’immagine patinata di una città che oscilla tra l’azzurro della sua squadra e il rosso del sangue che -per la violenza dilagante che investe con furia omicida il nostro Paese e non solo la stessa Napoli- bagna i suoi quartieri, le sue vie. Napoli non è Maradona e non è la camorra, non è Pulcinella e nemmeno la truffa, il contrabbando. O meglio, non è solo queste cose. Sono solo la parte infinitesimale di una complessità dai tratti effimeri e quasi incomprensibili.

Gli alunni dell’IC “Amanzio-Ranucci-Alfieri”, invece, hanno ritratto la città delle origini, una realtà primigenia dall’enorme potenza generatrice, tra recupero della tradizione e volontà di porsi in continuità con un passato mitico che rischia di andare per sempre perduto.

Tra i canti e le danze dei più piccoli, i bambini della scuola dell’infanzia e le classi prime della primaria -in un progetto di continuità verticale- che hanno reso in maniera suggestiva l’esuberanza e la verve partenopee, con uno slancio vitale tale da suscitare commozione -intonando alcuni dei capolavori del folclore popolare, come “A città ‘e Pullecenella”, “Napule”- e i ragazzi della scuola primaria e della secondaria di primo grado, esibitisi in uno spettacolo teatrale che ha ripercorso la storia della città, con i suoi usi e costumi, la sua ritualità, con i personaggi che ne hanno segnato le sorti e quelli che sono entrati negli annali della tradizione, Napoli è tornata a nuova vita.

L’enorme e straordinario lavoro di insegnanti ed alunni non si è fermato qui. Gli studenti hanno potuto scoprire e toccare con mano i prodotti tipici dell’agricoltura campana, dai friarielli all’aglio, dai broccoli agli spigarelli tipicamente napoletani, fino agli alberi di limone e di melo, piantandoli e raccogliendone i frutti guidati dalle insegnanti, comprendendo così anche l’importanza della sostenibilità ambientale e consumando prodotti biologici a chilometro zero, nell’ambito di un progetto dalle finalità molteplici e dagli esiti sbalorditivi.

Peraltro, nella giornata di martedì 3 giugno, gli studenti si sono esibiti in performance sportive- rugby, pallavolo, bocce- dando prova del carattere formativo ed educativo dello sport, nel ruolo cruciale che svolge nello sviluppo di valori come il rispetto, la capacità di fare squadra, di lavorare in gruppo, la disciplina, la capacità di soffrire, la resilienza e la forza emotiva di rialzarsi dopo una sconfitta. I docenti Mendola Rosana, Nunzio Rusciano, Raffaella De Rosa- del plesso Ranucci- e Valerio Lo Iacono, Grasso Maria Crispino Simona hanno diretto ed allestito le prestazioni sportive degli alunni.

 

 

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