Esiste un posto, nel cuore della Toscana, in cui le alpi Apuane fanno da cornice e il mare si lega ad esse, abbracciandosi: siamo a Carrara, capoluogo -insieme a Massa- della provincia di Massa Carrara. Un territorio paradossale e incantevole per il solo fatto che convivono mare e monti a pochi chilometri di distanza, regalando ossigeno agli occhi e uno spettacolo senza eguali: il colore del mare mescolato alla luce che riflette sui monti, il tramonto che bacia l’acqua e rispecchia il suo arancione sulle pendici delle alpi Apuane e la loro maestosità paragonabile al sublime kantiano.
Da qui, da questo posto, nasce il marmo universalmente noto come il più pregiato, con il quale sono state create alcune delle opere scultoree e architettoniche più importanti del mondo: la Pietà di Michelangelo, il David di Michelangelo, il Cristo velato, la colonna Traiana, il monumento dei quattro mori di Livorno, l’Arco di Tito, la facciata del duomo di Pisa per citarne alcuni.
Utilizzato anche nelle pavimentazioni e nei rivestimenti, nell’arte funeraria, dimostra quanto la sua storia sia lunga più di duemila anni e quanto sia un materiale duttile e necessario.
Il marmo di Carrara è noto per il suo candore che dona una sensazione di purezza e di armonia quasi non descrivibili; è stato scelto da grandi scultori anche e soprattutto per la sua facilità nella lavorazione, anche se, il lavoro nelle cave da dove viene estratto è tutt’altro che semplice: rischi e pericoli sono le insidie che i cavatori quotidianamente affrontano.

«Aronta è quel ch’al ventre li s’atterga,
che ne’ monti di Luni, dove ronca
lo Carrarese che di sotto alberga,
ebbe tra’ bianchi marmi la spelonca
per sua dimora; onde a guardar le stelle
e ’l mar no li era la veduta tronca.» Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno XX

L'Altra Notizia

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