La scrittura ha la capacità di proiettare in un altro mondo; dà libero sfogo alla fantasia, riesce a lenire la sofferenza e dona sollievo dalle avversità.
Scrivere comporta un viaggio: tra le pagine ci si sente liberi di essere chi si vuole, senza pregiudizio alcuno, senza dolori, solo con il mondo idilliaco eretto con le parole.

Quando ci si sente sopraffatti, quando si è tormentati, quando si ha qualcosa da dire nel modo più profondo che esista, la scrittura diviene il mezzo migliore. L’unico. Il solo modo di esprimersi.
La scrittura non ha rimorsi né rimpianti, ha colori e sapori specifici che sanno portare al di là del tempo e dello spazio, in luoghi inesplorati, consci e inconsci; questi luoghi sono collocati in un posto della mente non accessibile a chiunque, si proteggono con delle barriere che non tutti hanno la capacità di oltrepassare, ma quando accade si rompono gli schemi. Ci si denuda totalmente.
Scrivere è una terapia: è la meta, è la destinazione, è il cuore che comunica. È l’anima, la psyché che prende forma e cambia.

Cambia sempre.
La scrittura può salvare dal fallimento, dalla disperazione di una perdita -qualsiasi essa sia-, dall’amarezza, dall’affanno posato tra lo sterno e la schiena, dalla mancanza, dall’inquietudine; e quando si è felici? Quando si è felici la comunicazione diviene ricca di parole definite che descrivono momenti, luoghi, oggetti, sogni, sentimenti, energie suoni, occhi, mani, sorrisi.

La scrittura rende liberi e leggeri tra le pagine anche se l’inchiostro è sbiadito dalle lacrime.
«Riempi la carta con i respiri del tuo cuore». William Wordsworth

L'Altra Notizia

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