Di Claudio Eusebio

Marano: La città di Marano, come tutta l’area metropolitana di Napoli, è assediata dalla delinquenza comune e giovanile. Furti, ruberie, vandalismo, atti di violenza per futili motivi, sono frequentemente all’ordine del giorno e,talvolta, avvengono perfino omicidi. Delinquono soggetti appartenenti a tutti i ceti sociali ed etnie, sia di sesso maschile che femminile. Questo assedio non è arginato né dallo Stato né dall’antistato (Camorra). In questa città, in cui sono attivi diversi clan di camorra e dove, un tempo (anni ‘70 – ‘80), la voce di popolo diceva che “a Marano non si muove foglia che il Boss non voglia”, nonostante la presenza di una Compagnia dei Carabinieri, si vive un clima di paura e di timore per i propri beni e per la propria incolumità. Nella zona collinare, ai confini con Pianura e i Camaldoli napoletani, alcuni cittadini si sono già organizzati in “ronde civiche” e lo stesso potrebbe accadere in altre parti del territorio. L’indisciplina degli automobilisti, spesso causa incidenti stradali, i motociclisti scorrazzano ovunque anche in senso vietato. Incivili e “interessati” (cioè che ci lucrano) smaltiscono abusivamente rifiuti di ogni genere un po’ dappertutto. La Polizia Municipale, molto sottodimensionata, non ce la fa a prestare i servizi che quotidianamente dovrebbe svolgere. Insomma una situazione simile a quella di tutta la città metropolitana di Napoli che la maggior parte della popolazione maranese subisce con sofferenza.  Sulla città di Marano però aleggia il “fumus persecutionis”: è narrata, da “haters” e maldicenti, come città di camorra e di camorristi. In effetti nella cittadinanza ci sono molteplici relazioni di parentela diretta o indiretta, legami e affinità con famiglie malavitose o loro accoliti e aderenti. Questo vale sia per i nuclei familiari storici di Marano, sia per quelli che sono arrivati durante l’incremento della popolazione verificatosi negli anni ‘60, ‘70, ‘80 e successivi. Nel corso del tempo i “nuovi cittadini” hanno intessuto familiarità con esponenti dei clan locali, qualcuno è stato arruolato in essi, qualche altro  ha procurato alleanze con “gang” operanti nelle zone di provenienza. L’ente comunale è malridotto, con personale insufficiente, finanziariamente in dissesto, non riorganizzato nella struttura burocratica. Una situazione deleteria in cui da luglio 2023, dopo l’ultimo commissariamento, è in carica un’ amministrazione di “unità comunale” che opera con coraggio e faticosamente per ridare dignità e vivibilità alla città.  Tuttavia, al Comune di Marano è stata inviata da poco una Commissione d’accesso, che, per la quinta volta, deve verificare se ci siano ingerenze e interferenze della Camorra in atto. Se sarà disposto un altro scioglimento del Consiglio Comunale e l’insediamento di un’altra Commissione Straordinaria dopo gli ultimi due scioglimenti consecutivi, si entrerà in un “loop”, un circolo vizioso, un “accanimento terapeutico”. In tal caso sarebbe meglio fare “tabula rasa” e prevedere una riconversione territoriale, simile a quella elaborata dall’AI (artificial intelligence) per Gaza e poi condivisa ovunqueda Trump, per risolvere in via definitiva la situazione. Si farebbe elaborare un progetto dall’AI, e dopo averlo condiviso sui social si inizierebbe deportando la popolazione maranese in altri luoghi, possibilmente non infestati da confraternite di malavita. Se in Italia è difficile trovarne, si possono sempre utilizzare le strutture dei Centri Profughi in Albania, che finalmente FUN-ZIO-NE-RAN-NO. Poi si proseguirebbe facendo intervenire gli Stati Uniti o Israele, o magari entrambi, per radere al suolo la città e quant’altro c’è sul territorio comunale. E infine si procederebbe con il progetto dell’AI: un fantastico insediamento residenziale turistico e del “wellness”, al servizio di tutta la Nazione, che il “builder tycoon”  realizzerebbe agevolmente. Lady Garbatella, con un “little help” dei suoi “friends” Donald, Elon e Bibi potrebbe riuscirci.  

L'Altra Notizia

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