Giornalisti o giornalai?

Ultimamente, soprattutto con l’avvento della comunicazione digitale, l’arte del saper scrivere riguarda sempre meno giornalisti.

La figura del giornalista, diversamente da quanto si possa pensare, è una figura che deve possedere delle peculiarità ben precise, innate o acquisite, ma che sono propedeutiche al risultato del proprio lavoro.

Il giornalista, a differenza dello scrittore, deve saper unire l’indagine speculativa alla scrittura.

Infatti, non basta che sappia formulare una frase in italiano. Ciò che scrive deve essere coerente e coeso a ciò che sta riportando nell’articolo.

Uno degli svantaggi della comunicazione digitale, è anche la diminuzione di attenzione e cura nella revisione degli articoli.

Il fatto che basti digitare due parole, allegare un’immagine, e cliccare invio, ha portato inevitabilmente a non curare più di tanto il testo dal punto di vista sintattico, morfologico ed ortografico.

Gli errori presenti negli articoli sono sempre di più, e sempre più gravi.

Inoltre, ultimamente si è un po’ persa l’oggettività giornalistica. Ormai quasi tutti gli operatori del settore tendono ad esprimere, implicitamente o palesemente, le loro opinioni o preferenze riguardo gli argomenti scelti.

Senza considerare la competizione che si va a creare tra testate, in base a numero di followers, likes, e shares.

Sfida all’ultimo sangue a chi fa uscire prima una notizia, magari senza neanche dare un’ultima lettura veloce.

Per non parlare dei ciarlatani, alias quei giornalisti (o giornalai), che con il loro spirito polemico e “pettegolo” danno ai loro lavori sfumature sarcastiche, sino a sfociare nel ridicolo.

Un articolo di giornale, da sempre, dovrebbe riportare argomenti che interessano alla società, che possano sensibilizzare l’opinione pubblica.

Non deve riportare il fattarello di paese, il pettegolezzo, un proprio giudizio, bensì questioni importanti, interessanti, che la gente, il pubblico, merita e vuole sapere.

L’importante sembra ormai accumulare articoli nel curriculum, senza dare valore al contenuto.

Ormai, così come il mercato, si dà importanza alla quantità e non alla qualità.

Il giornalismo con il tempo sta perdendo il suo valore artistico, acquisendo sempre di più un carattere commerciale.

Confido nei giornalisti emergenti, e in quei pochi che ci credono ancora, che continuino ad amare questo vasto mondo eterogeneo, che non è altro che lo specchio della realtà, che a volte può essere tanto dolce quanto amara, ma è quella che noi disegniamo ogni giorno.

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