L’ANGOLO DI FRANCESCA. La paura del futuro.

Fin da bambini siamo abituati a guardare verso il futuro, a tormentarci di dubbi e perplessità, e a pensare al lavoro dei sogni con euforia.

Fin quando sono decenni a separarci dalla fattuale realizzazione, tutto pare filare liscio; ma quando poi quel futuro così lontano, inizia ad essere imminente, le cose iniziano a cambiare.

Tutte le pseudo-certezze vengono a mancare, crollano quei pilastri su cui ricorrentemente ci arrampicavamo, quegli ombrelli sotto i quali cercavamo riparo. Tutto sembra difficile, infattibile.

Si inizia inevitabilmente a dubitare delle proprie capacità, di quelle qualità che fino ad un momento prima erano considerate dei capisaldi della propria personalità, dei propri punti di forza.
Sarà che i giovani di oggi, a causa della maggiore informazione rispetto alla generazione precedente, sono a conoscenza di più problematiche di vario rilievo, che vanno a gravare particolarmente sulla loro fragilità.

L’informazione odierna permea proprio attorno alla debolezza e alla manipolazione della psiche degli utenti, servendosi di strategie comunicative che vadano completamente a plasmare il pensiero altrui.

Inoltre, non di minor importanza, sussiste la scarsità di opportunità di lavoro qui in Italia, e soprattutto la mancanza o parziale validità di formazione al passo con il mercato odierno.

Ciò comporta il possesso di qualifiche e titoli di studio che non soddisfano le richieste lavorative, e di conseguenza un numero di disoccupati sempre più elevato.

Non a sé stante è la diffusione del fenomeno denominato “fuga di cervelli”: per dare un senso ai propri sacrifici, cercare di ricavarne un buon profitto economico, e far sì che le proprie condizioni di vita possano migliorare, si ritiene quasi come unica soluzione l’emigrare all’estero. C’è da dire che si tratta di una decisione che richiede molto coraggio, e che resta ancora oggi elitaria e circoscritta alle proprie condizioni economiche. Nonostante le varie opportunità di poter vincere borse di studio, o semplicemente farne richiesta, non è comunque agevole potersi trasferire di punto in banco in un altro paese, senza riferimenti di alcun tipo.

Oggi è ancora visto come un’avventura, una sorta di grand.tour, in cui solo i più libertini e agiati si imbattono in modo atarassico.

Da non escludere l’ostacolo emotivo, dato che non si può negare che è una scelta che fa paura, in quanto priva di certezze. Vale in toto il motto “o la va, o la spacca”. Non si sa cosa si troverà, quanto si resterà, cosa e come si farà. Certo, magari si parte dopo aver trovato un’occupazione e un posto dove dormire, ma tutto potrebbe essere fallace o di breve durata, ma che per scoprirlo bisogna per forza imbattersi in tale avventura e investire soldi; soldi che non si sa se si recupereranno.

Ciò detto, si parla molto di futuro e di orientamento, ma raramente si riflette su questi elementi che qualsiasi giovane prende in considerazione, e che a loro volta non fanno altro che suscitare ansia e destabilizzazione.

Che si inizi a parlare di futuro in maniera più concreta, tenendo conto dell’esigenza, che talvolta si tramuta in necessità, del potersi assicurare una vita dignitosa, al passo con la modernità e il lusso di massa.

Che le classi più povere non vengano mai lasciate sole, e che anzi, vengano aiutate ad emergere.

Affinchè ognuno possa fare la propria scalata sociale che desidera, senza ostacoli, e che ad arricchirsi non siano sempre e solo i ricchi, e ad impoverirsi i poveri.