di Francesca Sarnacchiaro
Si è appena conclusa la 27esima edizione del Marano Ragazzi Spot Festival, progetto che ormai ha fatto sì che Marano potesse fare la sua parte nel mondo, a partire dal sostegno che offre da sempre ai paesi meno sviluppati, promuovendo una campagna cinematografica filorientale. Di fatto, sono numerosissimi i cortometraggi che vengono presentati, realizzati da registi iraniani, libanesi, iracheni, israeliani, e ognuno di esso riscuote un successo notevole e un particolare entusiasmo, in adulti e bambini.
Inoltre, lo si può considerare un vero e proprio sistema, che per funzionare ha bisogno di organi forti e sani. Quest’ultimi sono gli organizzatori, i collaboratori, i tecnici, ma soprattutto il pubblico e tutti coloro che ci credono.
Se si dovessero citare alcune parole chiave per descrivere il Festival in sé di sicuro sarebbero multiculturalismo, socialità, libertà, lungimiranza.
L’ultima, che magari può sembrare ambigua, trova conferma ogni anno nella tematica che viene scelta;
quest’anno è stata “confini”, e non ci si riferisce solo al confine inteso come limite, ma ognuno è libero di intenderlo come vuole. Ogni proposta cinematografica si adatta a qualsiasi punto di vista, riesce a mimetizzarsi a qualsiasi circostanza e a riflettere qualsiasi contesto.
Non mancano argomenti sempre validi e perpetui come la pace nel mondo, la violenza sulle donne, la guerra, ma ogni anno viene trattata qualche tematica innovativa e d’impatto, come ad esempio i DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), lo Ius auxilium e tutti quei diritti che riguardano gli uomini in quanto tali, al di là della loro appartenenza legale ad un determinato territorio.
Pian piano ci si addentra sempre di più nella sfera personale dell’uomo, e si guarda la collettività con occhi diversi, non più da lontano con il cannocchiale, ma un po’ più da vicino con il microscopio.
Nonostante il Marano Ragazzi Spot Festival faccia parte del bagaglio tradizionale e culturale dei Maranesi, del “mos maranorum” se così vorremmo dire, dato che ha visto nascere e crescere parte degli abitanti, e coinvolge per un certo periodo di tempo (oltre la settimana effettiva in cui si svolge) molte persone, riesce comunque a stare al passo con la società, senza restare fermo a quando è nato.
È un progetto sociale, che in quanto tale, punta al progresso e al miglioramento, riuscendo a conservare le tradizioni, magari potenziandole con le novità che la società offre.
Tirando le somme, si può definire una vera e propria istituzione culturale e sociale, che merita e deve essere eterna, e in più deve migrare sempre più lontano, in modo che gli possa essere riconosciuto in pieno il valore che ha in sé e per tutti.
Ogni anno offre l’occasione a decine di ragazzi di mettersi in gioco e di accrescere la propria maturità e consapevolezza, oltre al senso di appartenenza al territorio.
Siate tutti orgogliosi del Festival, del NOSTRO Festival, e portiamolo in alto più che si può, più lontano della luna, fino alle stelle.
Grazie a tutti coloro che hanno reso anche quest’anno grandiosa questa esperienza, anche solo con la mente.
All’anno prossimo!