Inclusione o pseudo-inclusività?
Man mano che la scienza si sta evolvendo, le diagnosi dell’autismo stanno aumentando a macchia d’olio.
Molti comportamenti che prima venivano considerati insoliti, ma comunque non legati a nessuna problematica, oggi vengono approfonditi dagli specialisti, proponendo ai bambini tra i 5 e i 7 anni, ma anche ai più grandi, test dell’apprendimento
Per poter approfondire l’autismo dal punto di vista sociologico è necessario chiarirne la scientificità, dato che ancora oggi ci sono molte teorie discordanti e confuse.
Cosa dice la scienza
La teoria più accreditata da medici e scienziati enuncia che l’autismo è un disturbo neuro-cognitivo dovuto da alterazioni genetiche, biologiche ed ambientali.
La sua maturazione può portare a sintomi più o meno evidenti, perciò a volte la diagnosi può avvenire in uno stato avanzato della malattia.
I sintomi più o meno comuni, che possono essere vari, (per questo l’analoga connotazione è “spettro autistico”) oltre ad interessare la sfera cognitiva dell’essere umano, come il linguaggio e l’apprendimento, interessano anche la sfera sociale.
Autismo e socialità
Difatti la relazionalità con gli altri è compromessa, sino a portare all’asocialità.
A gravare la situazione influisce anche il comportamento altrui rispetto alla socializzazione con le persone autistiche.
Nonostante siamo nel ventunesimo secolo, chi soffre d’autismo, idem per chi soffre della sindrome di down, è visto ancora come “diverso”, “anormale”. Di conseguenza il modo in cui vengono trattati è differente.
Ad incrementare questa differenziazione è anche l’accezione “speciale” che viene attribuita a chi ne soffre, soprattutto ai bambini.
L’intenzione sarebbe quella di “includerli” nella società, facendoli sentire addirittura “più” rispetto agli altri. In realtà però non si fa altro che accentuare la diversità, e quindi ottenere il risultato contrario.
Cosa dice la stampa
Sono sempre di più purtroppo i casi in cui i bambini autistici vengono esclusi da attività formative, culturali, sociali, perché ritenuti non idonei fisicamente o cognitivamente.
La scuola, che subito dopo la famiglia è l’istituzione più formativa ed inclusiva, dovrebbe fare in modo di abbattere le barriere che la società stessa alza, ma a volte fallisce miseramente.
Proprio recentemente è successo un fatto sgradevole: una scuola ha vietato ad un bambino di partecipare ad una gita scolastica in quanto autistico.
Questa notizia ha destato non poco scalpore, provocando varie proteste da parte di genitori e non. Fino ad ora non è arrivato nessun riscontro, difesa o dissenso, quasi come se la gravità del gesto non fosse stata riconosciuta, o peggio ancora, ignorata.
Cosa ne penso?
Personalmente spero che la società faccia passi avanti, e che realmente un giorno si possa raggiungere l’inclusività, e che nessuno verrà più visto come “altro da sé”.
E che i genitori di questi bambini, continuino sempre a lottare affinché vengano riconosciuti i diritti dei loro figli.
Non siete soli e mai lo sarete, il mondo della stampa è sempre pronto ad ascoltarvi e a diffondere ciò che vi reca danno o fastidio.
La stampa è sempre, o così dovrebbe essere, dalla parte dei giusti e dei deboli.
È sempre pronta a dare voce a chi non ne ha.
Continuate a lottare, che un giorno vincerete, vinceremo. Se fallite voi, fallisce un’intera società.
Con affetto.
Articolo molto interessante