AIACE, in quanto associazione di consumatori, è un’organizzazione solidaristica,
ispirata ai principi di tutela dei soggetti economici più deboli, per l’affermazione
piena dei loro diritti sociali, secondo quanto stabilito dall’art.3 della
Costituzione.
Essa ha quindi pieno titolo nella rappresentanza di interessi diffusi nella società,
perché sodalizio fra cittadini, liberamente associati, con lo scopo di
salvaguardare il proprio potere d’acquisto, requisito essenziale per un’esistenza
dignitosa.
Il Report Annuale sulla Povertà, diffuso da un soggetto istituzionale come
l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) il 17 ottobre 2024, delinea un quadro
drammatico che non ha bisogno di commenti. Si tratta di dati pubblicati dallo
Stato e, come tali, dotati del crisma dell’ufficialità e dell’attendibilità.
“Nel 2023 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2,2 milioni di
famiglie (8,4% sul totale delle famiglie residenti, valore stabile rispetto al 2022)
e quasi 5,7 milioni di individui (9,7% sul totale degli individui residenti, come
nell’anno precedente).
L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è
pari al 30,4%, si ferma invece al 6,3% per le famiglie composte solamente da
italiani.
L’incidenza di povertà relativa familiare, pari al 10,6%, è stabile rispetto al 2022;
si contano oltre 2,8 milioni di famiglie sotto la soglia.
In lieve crescita l’incidenza di povertà relativa individuale che arriva al 14,5%
dal 14,0% del 2022, coinvolgendo quasi 8,5 milioni di individui”.
La situazione raffigurata dal rapporto dell’Istat è quella di un Paese con enormi
fasce di precariato, che sopravvivono a stento con salari che non garantiscono
nemmeno il minimo sussistenziale e spingono queste famiglie verso un costante
e progressivo indebitamento, con il concreto e reale rischio di insolvenza e
l’avvio di azioni legali in loro danno, consistenti essenzialmente nel
pignoramento delle modestissime retribuzioni che permettono loro di arrivare,
con grandi difficoltà, alla fine del mese.
L’attuale legge italiana non fissa per gli stipendi ed i salari, a differenza che per
le pensioni, una soglia vitale di impignorabilità, limitandosi a consentirla per 1/5
a prescindere dall’importo della retribuzione netta, spesso al di sotto – per lavori
precarissimi, part time, poco qualificati, stagionali…- del limite che possa
consentire a questi sfortunati cittadini un’esistenza dignitosa e financo il
soddisfacimento dei bisogni primari.
Ecco perché appare oggi indispensabile, urgente, indifferibile che il Legislatore
fissi con un apposito provvedimento tale limite vitale, che deve rappresentare
la soglia di dignità inviolabile per l’esistenza di ogni nucleo familiare.
La legge 21 settembre 2022, n. 142, di conversione del decreto Aiuti-bis, ha
modificato il limite di impignorabilità delle pensioni: sale a 1.000 euro il
“minimo vitale” sotto il quale non si possono pignorare le pensioni. Le somme
dovute a titolo di pensione, di indennità o altri assegni di quiescenza, non
possono quindi essere pignorate per un ammontare corrispondente al doppio
della misura massima mensile dell’assegno sociale, con un minimo di 1.000
euro. Il minimo vitale è la cifra necessaria a garantire il sostentamento del
pensionato debitore: questa somma è pari al doppio dell’assegno sociale (che
per il 2024 è pari a 534,41 euro, quindi 1.062,82 euro). In tutti i casi, dal 2022 in
poi il minimo impignorabile è sempre di 1.000 euro, anche se in determinate
annualità il doppio dell’assegno sociale dovesse risultare inferiore.
E’ dunque singolare ed iniquo che tale, sia pur modesto, limite non si applichi
anche agli stipendi, quasi che le necessità della vita quotidiana dei lavoratori e
delle loro famiglie siano inferiori a quelle dei pensionati.
AIACE intende, dunque, battersi con ogni strumento a sua disposizione, perché
il Parlamento introduca un meccanismo di equiparazione fra retribuzioni e
pensioni quanto alla soglia di impignorabilità delle stesse. Ciò comporterà un
emendamento che modifichi l’art. 545 del codice di procedura civile nei commi
terzo, quanto e settimo, che disciplinano il pignoramento nel limite del quinto
degli stipendi. Occorrerà che il Legislatore estenda la soglia del limite vitale
previsto per i pensionati (pari al doppio dell’assegno sociale e comunque non
inferiore a mille euro) anche ai lavoratori.
In tal senso AIACE si farà promotrice, ove il Parlamento non accogliesse l’appello
già lanciato, di una proposta di legge d’iniziativa popolare, come previsto
dall’ art 71 della  Costituzione, impegnandosi alla raccolta delle firme necessarie
alla sua presentazione, perché venga approvata la modifica all’art. 545 del
codice di procedura civile.
Dott. Niccolo’ Francesconi
Dirigente Nazionale A.I.A.C.E

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