Mentre il Governo Meloni celebra i suoi “risultati concreti” (occupazione ai massimi, spread
sotto i 100, rating alzato), il Paese Reale rivela una profonda disconnessione tra i dati
macroeconomici e la dignità del lavoro.

L’allarme precariato in Poste Italiane alla Camera
Martedì 30 settembre, su iniziativa della parlamentare Carmela Auriemma (M5S), la
Camera dei Deputati ha ospitato una denuncia corale contro la piaga del precariato in Poste
Italiane, il più grande datore di lavoro in Italia, con circa 119.000 dipendenti. La sala stampa
gremita ha unito lavoratori e sindacati, tra cui: SLC CGIL Segreteria Nazionale (con
delegazioni da Veneto e Avellino), UIL Poste Segreteria Nazionale, COBAS Poste e SLG CUB
Poste.
Questa battaglia trascende la vertenza contrattuale. È un richiamo al senso di giustizia e alla
tutela dei principi costituzionali che garantiscono il lavoro dignitoso, principi che l’attuale
Governo sembra ignorare sistematicamente.
Tra i relatori, hanno dato voce a una realtà inaccettabile l’ex lavoratore precario Carmine
Pascale, l’avvocato Rocco Bruno, tenace sostenitore legale della causa, e il giornalista di
Report Luca Chianca, autore di inchieste straordinarie sul tema. Particolarmente toccante è
stata la testimonianza del signor Giovanni Rossi, padre di Francesco, il giovane portalettere
che perse la vita a Brusaporto (Bergamo) nel marzo 2022 mentre stava consegnando la
posta.
La sua storia, che “grida ancora giustizia”, ha commosso profondamente i presenti. “Non
abbasseremo la voce”, hanno dichiarato i promotori in merito alla tragedia. “Lo dobbiamo a
Francesco, lo dobbiamo a tutti i lavoratori che ogni giorno, nel silenzio generale, subiscono
condizioni inaccettabili”.

I numeri che il Governo ignora nel caso Poste Italiane
L’inerzia di fronte alla realtà di Poste Italiane è il sintomo di una politica negligente, che
permette che la stabilità economica sia disgiunta dal rispetto dei diritti.
Il dramma della precarizzazione: dal 2017, l’azienda ha attivato oltre 110.000 contratti a
termine, stabilizzandone solo 18.000. Questa sproporzione genera un vasto esercito di
precari, rendendo insostenibile l’affermazione di una “occupazione in salute”.
Sicurezza a rischio: gli oltre 40.000 infortuni (spesso gravi) registrati in pochi anni
denunciano gravi lacune nella sicurezza. L’incolumità dei lavoratori viene sacrificata in nome
della performance.
Furto salariale: l’enorme quantità di ore lavorate e non pagate si configura come un vero e
proprio “furto salariale” ai danni dei dipendenti.

La politica riaffermi la dignità del lavoro
La politica ha il dovere etico e pratico di garantire che la crescita e la stabilità economica non
siano mai disgiunte dal rispetto dei diritti e della dignità di chi lavora. Nessun dato
economico positivo può in alcun modo giustificare lo sfruttamento o l’insicurezza sul
posto di lavoro. L’inerzia di fronte ai dati drammatici di Poste Italiane è il sintomo più
preoccupante della disconnessione tra il Paese Legale – l’Italia ufficiale dei dati economici e
della retorica politica – e il Paese Reale, dove i numeri di bilancio hanno eclissato il valore
delle persone e delle vite umane.
I sindacati e i lavoratori chiedono con determinazione che la politica raccolga e traduca
queste denunce in un intervento normativo concreto. L’invito è rivolto a tutti: partecipare.
La vera politica ha senso solo quando è supportata e animata dal popolo. L’iniziativa dell’On.
Auriemma alla Camera va proprio in questa direzione: colmare la distanza abissale tra il
Paese Legale e il Paese Reale per una causa imprescindibile, la dignità del lavoro.

di Carmine Pascale
Associazione Precari in Rete

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