Italia: Social media manager nella Pubblica amministrazione in arrivo.  Il decreto Pa, convertito nella legge 69 del 2025, ha introdotto la possibilità per gli enti pubblici di istituire nuove figure professionali con l’intento di migliorare la comunicazione verso cittadini e imprese. Si tratta di un nuovo profilo «competente nelle strategie comunicative specifiche per i social» da individuare nel personale in servizio o nell’ambito di nuove assunzioni autorizzate a legislazione vigente. Figure a cui si affiancheranno anche i nuovi digital manager come spiegato nel testo. 

Calcolatrice  alla mano e ponendo che venga introdotta la figura del social media manager per ogni amministrazione, significherebbe selezionare oltre 16mila specialisti tra ministeri, Comuni e Regioni. Professionisti che  saranno chiamati a costruire un nuovo rapporto con il pubblico e a  raccontare la Pa in modo innovativo dai servizi sul territorio alle iniziative delle diverse amministrazioni. 

“Si tratta di ripensare la comunicazione – spiega il segretario generale della Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche, Marco Carlomagno – che non deve essere centralizzata ma deve  ripartire dai territori. Le amministrazioni sono ancora indietro su questo fronte. Vanno create le famiglie professionali in dialogo con i sindacati e scelte internamente le persone.  Lavoratori in possesso delle giuste competenze o che possano acquisirle attraverso una formazione mirata”.

Sul digitale e sulla comunicazione anche nel pubblico sono stati fatti dei passi avanti -si pensi solo ai portali Inps e alla comunicazione via Twitter o Facebook dell’ente – ma i margini di miglioramento sono molti. Secondo la ricerca presentata in apertura al Forum Pa 2025, l’evento annuale organizzato da Fpa, il 45% dei lavoratori percepisce dei miglioramenti nel pubblico nell’ultimo triennio, soprattutto nella digitalizzazione e nella comunicazione. Sul livello raggiunto dal digitale nella Pa, i giudizi sono però diversi: c’è chi lo considera un livello «ottimo» o «buono» (il 48%) e chi «sufficiente» o «scarso» (il restante 52%), segno di un processo avviato, ma ancora incompiuto. Rispetto alla comunicazione pubblica verso i cittadini, il 14,3% rileva progressi, ma c’è anche un 9,1% che continua a vederla come un punto debole: solo nelle amministrazioni che comunicano meglio, la fiducia cresce. 

L'Altra Notizia

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