Cara Partenope, la storia ci insegna che sei nata sulla collina di Pizzofalcone nella seconda metà dell’VIII secolo a.C.

Sei stata una delle città più importanti della Magna Grecia, Neapolis; capitale del Regno di Napoli e capitale del Regno delle Due Sicilie; sede della Federico II, l’università più antica del mondo a essere nata attraverso un provvedimento statale; cuore della lingua napoletana; culla del sapere, della cultura e della musica classica.
Il tuo golfo è sovrastato dal Vesuvio, imponente gigante che abbraccia forte il mare; quante volte lo hanno nominato, inneggiando una Sua eruzione per distruggere e distruggerci.

Quante volte i Tuoi figli hanno dovuto ascoltare parole raccapriccianti, solo per il gusto di riversare frustrazione e odio: cos’hanno guadagnato? Nulla.
E allora, cara Partenope, facci lavare col fuoco del tuo Vesuvio.

Quando crediamo di poterci migliorare .
Quando non smettiamo di sperare
in un sogno.
Quando mettiamo cuore e anima nelle azioni che compiamo.
Quando cantiamo di Te, urlando a squarciagola, piangendo lacrime amare.
Quando siamo derisi e denigrati.
Quando siamo sulla bocca e negli stadi di tutti.
Signora Partenope, quanti hanno dovuto abbandonarti, gli stessi che hanno amato ogni tua via, gli odori che ti rappresentano, i sapori che restano sulla labbra.

E chi è rimasto? Lotta nei paradossi quotidiani.
L’appartenenza è tangibile: l’abbiamo vissuta nei momenti di gloria, quando l’azzurro ha colorato qualunque angolo.
Quante canzoni parlano di te: ‘a città ‘e Pulecenella, Napule è, Terra mia, ‘o Sole mio. Ne hai ispirate tante altre, conosciute in tutto il mondo. Parlano di te. Del tuo essere.
Cara Partenope, anche nella tragedia non crolli: la tua terra ha cominciato a tremare, i colpi insidiosi hanno lacerato le anime, con l’olezzo acre della paura accostata all’incertezza.
Sei conquista, gentilezza, suoni, calore, dolore, amore e odio, follia, fortezza, debolezza e insidia.
Sei la madre dei tuoi figli, anche quelli lontani che hanno radici profonde, radicate nella tua terra.
«Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo.» Stendhal

L'Altra Notizia

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