Sabato 22 alle ore 18:00 a Bibliopop, con la presentazione di Massimo Marciano,
direttore di www.Metropoli.online, alla presenza dell’autore Stefano Paterna, figlio di
questo territorio, per nascita, per intima connessione con la storia, la vita, la cultura e
la politica dei Castelli romani, sarà presentato il libro “Papaveri e grano”. “Proprio
questa appartenenza che va oltre la vicinanza socio-culturale dell’azione dell’autore –
dichiara Sergio santinelli, presidente di Bibliopop che aprirà l’evento sabato – rende
questo appuntamento anche “nostro” oltre che felici di ospitare una richiesta di così
buon livello tra le varie che sempre accogliamo con piacere dai vari autori e operatori
culturali che si rivolgono a noi. Per questo – conclude il presidente – invito
calorosamente i molti nostri sostenitori e seguaci ad intervenire a questo davvero
imperdibile appuntamento.”. Marisa Spillino ci offrirà, durante l’evento la lettura di
parti significative del testo. Per quanto riguarda il contenuto di cosa ci aspetta, senza
dettagliare oltre, come ben evidenziato da La Città Futura, presentato da Angelo
Caputo, “Papaveri e grano: Schegge di vita vissuta e sognata di Stefano Paterna,
Robin Edizioni, rappresenta un esempio di libro che si pone al di fuori dell’attuale
egemonia culturale. A differenza di Italo Calvino, che ha vissuto in un’epoca in cui il
Partito Comunista Italiano era influente e riusciva a contrastare l’egemonia capitalista
sul piano culturale, Paterna scrive in un’epoca buia, in cui sembra difficile intaccare
uno stato di passività ed egemonia. Se Calvino è stato uno scrittore di un periodo di
grandi trasformazioni culturali negli anni ‘60, Paterna ci racconta in prima persona
frammenti significativi della sua vita e storie inventate che s’intrecciano con la realtà
contemporanea, in un contesto nazionale e internazionale sfavorevole. È come se
fosse un Don Chisciotte della Mancha della letteratura italiana contemporanea. In
queste pagine si scorge la quotidianità di un uomo alle prese con le sfide del presente:
la precarietà e lo sfruttamento nel mondo del lavoro, le difficoltà della vita familiare e
quei momenti che lasciano il segno di un’umanità ancora viva, nonostante un mondo
che spesso appare ostile e violento, caratterizzato dallo sfruttamento dell’uomo
sull’uomo e dell’uomo sulla donna. L’autore di Papaveri e grano utilizza una scrittura
incisiva, ricca di lessico appropriato e impreziosita da espressioni comuni, che
rendono il racconto diretto e accessibile. Essendo un giornalista, Paterna riesce a
mantenere il testo fluido, leggibile e piacevole, capace di strapparti un sorriso o una
risata pagina dopo pagina. Il libro si legge velocemente perché avvince e appassiona,
pur offrendo spunti di riflessione sulle realtà quotidiane vissute da ciascun proletario.
La riflessione è una costante: in ogni storia narrata c’è un elemento finale che invita a
meditare su questioni toccanti, spesso esperienze che il lettore può aver vissuto o
sentito raccontare da un amico. Il libro offre l’opportunità di immedesimarsi con lo
scrittore e protagonista principale, grazie ai numerosi legami con la vita quotidiana.
Paterna non si presenta come un eroe dotato di superpoteri, ma come un uomo
comune, impegnato a fronteggiare problemi lavorativi e personali, rendendo il lettore
capace di distaccarsi dalle pagine per riflettere sulla propria vita e sulle esperienze più
influenti. Per riaccendere una lotta di classe dal basso verso l’alto, per la conquista di
una nuova egemonia, ci sarebbe bisogno di più autori come Stefano Paterna, capaci di
aprire spazi di riflessione e che aprano quelle praterie che, sebbene evidenti nella vita
contemporanea, spesso restano ignorate. Sono necessari libri che abbiano come
obiettivo la riflessione, che sappiano affrontare questioni di importanza nazionale e
internazionale che influenzano concretamente la nostra quotidianità. Temi come il
potere d’acquisto che si riduce costantemente a causa dell’inflazione, il pericolo
imminente di una guerra nucleare, e una società sempre più militarizzata, in cui si
restringono progressivamente gli spazi di libertà sanciti dalla Costituzione, devono
essere affrontati. Servono libri capaci di scuotere gli indifferenti che operano
costantemente nella società, che sappiano rompere l’abituale disinteresse verso la
partecipazione politica per la propria vita e per quella dei propri simili, sfidando la
rassegnazione al destino o al caso facendo prendere coscienza. Libri che riescano a
fare breccia nell’individualismo piagnucolante e nell’apatia, stimolando la volontà di
organizzarsi collettivamente e alimentando l’intellettuale collettivo necessario per il
cambiamento; in una società dominata dai social network, dove la connessione è
spesso superficiale e individualista, è importante riscoprire la vera socialità, la voglia
di organizzarsi, la forza di agitarsi. Sono necessari libri che abbiano il coraggio di
raccontare le nostre debolezze personali senza farci sentire timidi, scoraggiati o
silenziosi di fronte ai problemi che ci attraversano. Infine, servono libri che risveglino
in noi la ricerca costante della conoscenza e della verità, che possano abbattere i muri
dell’ignoranza, abrogare leggi ingiuste e rovesciare poteri corrotti. Questi sono i libri
che possono dare forza al cambiamento.”. A sabato dunque nell’accogliente
Bibliopop.
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